Un raro ritrovamento archeologico rivela la presenza etrusca in Corsica con una casa unifamiliare e un ricco corpus di frammenti ceramici.
Dalle coste toscane alla Corsica. Una costruzione singola a uso abitativo, la prima rinvenuta in Corsica, al di fuori di strutture pubbliche, è stata scoperta, scavata e analizzata ora dagli archeologi dell’Inrap, Istituto nazionale francese delle ricerche archeologiche preventive, nell’ambito di un progetto per la realizzazione di una casa unifamiliare nel comune di Ghisonaccia in Alta Corsica. Si trova nella pianura orientale dell’isola, vicino alla costa verso l’Italia che è stato ora individuato questo insediamento etrusco costruito e utilizzato tra il VI e il IV secolo a.C. Ma di cosa si tratta esattamente? “Questa scoperta rappresenta una testimonianza privilegiata della presenza di questa civiltà preromana sul territorio dell’isola grazie alla ricchezza dei suoi reperti in ceramica e perché si tratta del primo insediamento domestico scavato in Corsica collegabile alla cultura etrusca” commentano gli archeologi dell’Inrap. L’area sottoposta a indagine è di 605 m². Un’area non estesa, di per sé, ma ricca di reperti. L’area interessata dallo scavo è situata a 3,5 km a est del centro abitato di Ghisonaccia, nella pianura della Corsica delimitata a est dal Mar Tirreno e a ovest dalle pendici pedemontane della catena Ercinica. Il sito di Chiusevia si trova a circa venti metri a nord di una curva del torrente Alzetta e a circa 800 m dal mare. Finora, in Corsica, erano state trovate solo tombe etrusche, ma non abitazioni dei nostri “connazionali”. Nel comune di Aleria, località Lamajone (settanta chilometri da Bastia), un team di ricercatori francesi dell’Inrap aveva scoperto, sotto una necropoli romana, una straordinaria tomba etrusca ipogeica risalente al IV secolo a.C. contenente uno scheletro e decine di manufatti. La casa sorgeva su un pianoro – la pendenza del 3% garantiva lo scorrimento dell’acqua – ed era prevalentemente costruita – almeno a livello di fondazioni – con l’uso di ciottoli di fiume, dato che il torrente Alzetta non scorre lontano. La casa sorgeva su una zona naturale pianeggiante. Tre file di ciottoli definiscono uno spazio interno largo 6,35 m per una lunghezza osservata di 5,30 m, per una superficie interna di almeno 34 m². La superficie dell’edificio è di almeno 50 m². All’esterno dell’abitazione c’erano tracce di pali che suggeriscono l’uso di costruzioni realizzate in legno o in materiale deperibile, come il cannicciato. “La presenza di numerosi frammenti di tutolo nel livello abbandonato supporta l’ipotesi di muri di canniccio riempiti di terreno edificabile sostenuti da scossaline di ciottoli” affermano gli archeologi dell’Inrap. All’esterno sono stati trovati centinaia di frammenti di ceramica che testimoniano la sua frequentazione. C’è una sola stanza con focolare, costituito da frammenti ceramici di vasi commerciali. Poco più in là, una buca contiene i resti della combustione.
Sviluppi alla periferia della casa
Una ventina di metri a sud dell’edificio è stato individuato un ampio fossato. Identificato lungo 15 m, la struttura scavata ha una larghezza di 1,70 m. Sembra proseguire verso sud-ovest oltre il meandro del torrente Alzetta da cui potrebbe captare le acque per alimentare l’insediamento. Il fossato potrebbe anche essere considerato come un elemento di delimitazione dei suoi confini e della sua estensione. Alla periferia dell’insediamento sono state individuate una ventina di buche di pali. Sembrano essere coinvolti nella costruzione di vari edifici utilizzando materiali deperibili. Nei pressi dell’edificio sono state scavate anche alcune fosse per rifiuti domestici, contenenti pareti di forni arrossate e intasate da matrici carboniose, che testimoniano attività legate alla vita domestica.
Un ricco corpus ceramico
Il livello di occupazione dell’edificio è disseminato di frammenti di vasi scartati sul posto. Inoltre, la base del focolare è composta prevalentemente da frammenti di grandi contenitori destinati allo stoccaggio e riutilizzati. Il corpus di ceramiche raccolte nell’insediamento è eccezionalmente ricco per questo tipo di occupazione (peso: 43,3 kg). “Tutti i frammenti provengono da vasi realizzati al tornio e nessuno è decorato“, proseguono gli archeologi dell’Inrap. “Le principali forme di contenitori individuate sono chiuse con bordi svasati o rientranti, pareti spesse, grossolane o semisottili. Si tratta di ceramiche e vasi di stoccaggio comuni etruschi. Non sono state osservate tracce di bruciature o residui carbonizzati contro le pareti né frammenti di fondi presenti nel corpo, escludendo l’uso dei contenitori per la cottura. Il corpus, omogeneo, si caratterizza in particolare per l’assenza di modellato ceramico locale ma anche per la mancanza di raffinate produzioni etrusche (vernice nera, sovradipinte, figure rosse) o ellenistiche“. Quindi erano frammenti di riutilizzo. Era un centro di distribuzione di ceramica etrusca commerciale nella zona? O il proprietario aveva un negozio o un’attività di scarico, presso la riva, e trasportava i cocci rotti nella non lontana casa di campagna? Sono proprio questi resti di ceramica a definire temporalmente l’abitazione. “Tutti gli elementi tipologici, le composizioni dei corpi ceramici e le altre caratteristiche evidenziate tendono a indicare un’occupazione del sito in un’epoca cronologica ancora ampia, collocata tra il VI e il IV secolo a.C.” Ammesso che non si voglia pensare che qui abitasse un rivenditore di ceramiche commerciali, che teneva i propri prodotti sotto i cannicciati, si può ritenere che attorno alla casa ci fossero orti, frutteti e allevamenti di animali da cortile. “Lo studio tipo-cronologico dei reperti (A. Jamai-Chipon, Inrap), abbinato all’analisi dei marcatori organici potenzialmente conservati in alcuni vasi (N. Garnier, laboratorio LNG) e allo studio petrografico delle paste (F. Convertini, Inrap), consentirà certamente di definire un corpus di riferimento per la Corsica e offrirà interessanti prospettive di interpretazione e comprensione di questo sito e del posizionamento dell’isola all’interno dei circuiti di scambio dell’area mediterranea”.