Quanto è sostenibile l’alluminio?

L’alluminio è un metallo piuttosto diffuso nella nostra quotidianità che presenta alcune caratteristiche interessati. Innanzitutto dopo ossigeno e silicio, è il terzo elemento più diffuso sulla crosta terrestre. Ce n’è quindi in abbondanza. Ma questo non è sufficiente a giustificarne la fortuna come materiale. L’alluminio è anche estremamente leggero, resistente alla corrosione e quindi di lunga durata, ha un’ottima conducibilità termica ed elettrica, estremamente malleabile e duttile, è plastico, è saldabile. Ha infine un’elevatissima riciclabilità, cioè nel processo di fusione di oggetti di alluminio, se ne perde molto poco.

Tutte queste caratteristiche ne hanno decretato la fortuna nella storia dell’uomo degli ultimi 150 anni. Dettaglio curioso, è uno dei materiali più abbondanti della terra, ma date le difficoltà di estrazione era considerato preziosissimo fino a meno di duecento anni fa.

Ma è sostenibile?

Cosa si intende per sostenibile?

La parola sostenibilità è molto usata oggigiorno, grazie ad una maggiore coscienza ecologica che si sta diffondendo in vari strati della società, sia a livello di cittadini, sia in ambiti governativi. Il problema è però che non sempre il suo utilizzo è uniforme e condiviso.

In linea teorica, se parliamo di ambiente, il concetto di sostenibilità si riferisce ad uno sfruttamento di risorse che ne permetta la rigenerazione e/o non danneggi irreparabilmente ambiente e persone. È per esempio sostenibile una pesca che permetta alla fauna ittica di riprodursi in modo da compensare la perdita di individui e consentire da un lato la continuazione della specie, dall’altro la sopravvivenza di chi, su quella specie, basa la sua sopravvivenza; siano Homo sapiens o altre specie di animali. La pesca eccessiva minaccia sia uomini sia animali.

Nel caso di un materiale come l’alluminio la questione si complica un po’. Va analizzata tutta la filiera, dalla sua estrazione al suo (eventuale) riciclo, passando per il trasporto, la lavorazione e il trasporto di nuovo.

Estrazione dell’alluminio, come funziona?

L’alluminio si lega ad altri materiali e trovarlo da solo in natura è estremamente raro. Per questo il suo valore fino a qualche secolo fa era superiore a quello dell’oro.

Il minerale da cui si estrae maggiormente è la bauxite, e i principali produttori di alluminio sono Cina, India e Russia.

L’estrazione avviene attraverso un processo chimico e successivamente termico per cui dalla bauxite si estrae ossido di alluminio e acqua. Questo è il cosiddetto processo di Bayer.

Esiste anche un altro metodo per l’estrazione dell’alluminio, il processo di Hall-Héroult, che usa l’elettrolisi.

L’estrazione dell’alluminio produce un elemento di scarto, il cosiddetto fango rosso, che è altamente tossico per l’ambiente a causa della sua alta alcalinità.

Lavorazione, dove usiamo l’alluminio?

L’utilizzo dell’alluminio è tale che l’unico metallo più usato è il ferro. Le sue numerose caratteristiche fisiche unite alla disponibilità che influisce in modo notevole sul prezzo di acquisto e produzione lo rendono adatto per una quantità di usi davvero notevole. È largamente usato per esempio in edilizia, dove nella realizzazione di complementi d’arredo per le case costituisce un’ottima alternativa a materiali più costosi e non necessariamente più resistenti, come il legno. Data la resistenza alle intemperie e alla corrosione, moltissimi costruttori scelgono porte e finestre in alluminio per le nuove costruzioni o per migliorare l’efficienza energetica delle case, e l’alluminio viene anche usato sempre più spesso per rivestimenti metallici, per strutture per facciate continue, per la produzione di mobili da giardino e molto altro.

Trova largo uso in altri oggetti per la casa, come elettrodomestici e attrezzi da cucina. Per quello che riguarda il settore dei trasporti è uno dei materiali maggiormente usati nella componentistica per autoveicoli. SI usa per imballaggi, come le lattine o le pellicole di alluminio per la cucina, per le linee elettriche, per le armi da fuoco o loro parti, per i proiettili, per la costruzione di macchinari non da trasporto.

Il riciclo

Parte fondamentale della filiera della produzione di alluminio è il suo riciclo. Le motivazioni sono più di carattere economico e pratico che ecologico. Infatti la pratica del riciclaggio di componenti in alluminio risale a poco dopo la sua diffusione come materiale di largo consumo. La ragione è che produrre alluminio da materiali di scarto comporta un dispendio di energia elettrica nettamente inferiore a quella usata per la sua produzione tramite processo estrattivo. Naturalmente questo processo ha conosciuto un incremento negli ultimi decenni anche in chiave di conservazione ambientale.

Il processo è relativamente semplice. Il materiale viene portato ad un centro di raccolta dove subisce una prima lavorazione. Viene separato meccanicamente il metallo vero e proprio da altri materiali con cui può essere legato. Quello che rimane da questo processo viene poi pressato a formare delle vere e proprie balle e mandato alla fase successiva, nella fonderia. Qui viene poi trattato ad alta temperatura per eliminare tutti i residui di altri materiali, quali possono essere vernici o altre sostanze non separabili meccanicamente. Di solito questo processo comporta l’esposizione a temperature di circa 500 gradi. Infine viene fuso a temperature di 800 gradi. L’alluminio riciclato non perde nemmeno in parte le proprietà del materiale originale.

Conclusione

Come detto all’inizio la sostenibilità dell’alluminio dipende da una complicata serie di fattori e dall’equilibrio che c’è tra loro. Fino a quando non saremo in grado di estrarre i minerali altrove, come per esempio quelli recentemente scoperti sulla luna, dovremmo farlo sulla terra. E il processo estrattivo comporta dei costi ambientali che sono inevitabili.

L’alluminio e la sua altissima riciclabilità permettono in qualche modo di mitigare l’impatto ambientale che questo metallo usatissimo ha.