Collaborazione tra INGV e Parco Archeologico di Pompei ricostruisce i crolli e i danni causati dai sismi durante la catastrofe vulcanica.
Pompei fu sconvolta anche da violenti terremoti, che furono l’anticipo soprattutto alla seconda fase, quando il vulcano iniziò a collassare, e che aggiunsero i loro effetti devastanti e letali a quelli dell’eruzione. Adesso, anche questa parte della storia è stata ricostruita, grazie alla cooperazione scientifica tra Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Parco Archeologico di Pompei: la ricerca, pubblicata sulla rivista Frontiers in Earth Science, si è focalizzata, in particolare, sui crolli e i danni strutturali che hanno colpito l’insula dei Casti Amanti, dove durante recenti scavi sono stati scoperti i resti di due individui. “I risultati che abbiamo ottenuto con il nostro studio aggiungono un ulteriore elemento alla conoscenza della dinamica degli eventi vissuti dagli abitanti di Pompei quasi 2mila anni fa”, commenta Mauro Antonio Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv e co-autore della ricerca guidata da Domenico Sparice. “La ricerca ci ha anche permesso di identificare il momento preciso dell’eruzione in cui la sismicità ha avuto effetti devastanti contribuendo, probabilmente, a influenzare le azioni dei pompeiani durante la calamità”.
L’eruzione iniziò nella tarda mattinata, ma solo intorno alle 13:00 iniziò la fase parossistica: una colonna eruttiva si alzò dal vulcano raggiungendo un’altezza di oltre 30 chilometri e una pioggia di pomici iniziò a cadere su Pompei, costringendo gli abitanti a rifugiarsi negli edifici. “L’accumulo di pomici causò il crollo di alcuni tetti e le prime vittime tra coloro che avevano cercato riparo”, dice Sparice. “Poi, un breve calo dell’attività eruttiva spinse probabilmente i sopravvissuti a pensare che il peggio fosse passato, ma non fu così. Allo stesso tempo – aggiunge il ricercatore – violenti terremoti scossero la città: fu l’anticipo alla seconda fase dell’eruzione, che vide un ampio settore del vulcano collassare formando una caldera”.