I due corpi celesti potrebbero avere condizioni ideali per accogliere vasti bacini di acqua, profondi anche più di un chilometro.
Anche le due più grandi lune di Urano: Titania e Oberon, potrebbero ospitare bacini di acqua allo stato liquido, nascosti al di sotto della crosta ghiacciata. A rivelarlo è un nuovo studio pubblicato su Icarus, realizzato da Carver Bierson dell’Università dell’Arizona e Francis Nimmo, dell’Università della California. I satelliti di Urano sono, in tutto, 27 e si caratterizzano per avere nomi di celebri personaggi shakespeariani. Sia Titania che Oberon rivolgono ad Urano la stessa faccia, come accade sul nostro pianeta con la Luna, hanno un’orbita così estesa che ai poli “un giorno” ha una durata di 42 anni. Entrambe ruotano intorno al gigante di ghiaccio a notevole distanza e si compongono di roccia e ghiaccio con una superficie che porta i segni di impatti meteorici o processi endogeni come le faglie. Si tratta di caratteristiche che rendono questi corpi celesti differenti dai satelliti più piccoli di Urano, per i quali era già stata ipotizzata la presenza di oceani in profondità, ma per i satelliti più lontani, come Oberon e Titania, questa possibilità era stata esclusa. Su questi oggetti buona parte del calore può sciogliere i ghiacci primordiali e permettere la produzione di acqua sotterranea per effetto del cosiddetto riscaldamento mareale. Sia Titania che Oberon, però, orbitano eccessivamente lontani da Urano affinché il pianeta possa esercitare, attraverso l’attrazione gravitazionale, l’energia sufficiente per sciogliere i ghiacci.
Ma nonostante gli studi precedenti indicassero improbabile l’acqua sui satelliti più grandi di Urano, i due studiosi hanno deciso di approfondire la questione. Anche Titania e Oberon potrebbero avere degli oceani al di sotto della crosta ghiacciata con l’acqua che, in questo caso, rimanere allo stato liquido per il calore prodotto dal decadimento degli elementi radioattivi presenti nel nucleo. Ma tutto ciò dipende dal tasso di porosità delle superfici ghiacciate che proteggono l’interno delle due lune. Secondo gli esperti, infatti, una superficie meno porosa condurrebbe il calore, disperdendolo nello spazio. Nel caso in cui la porosità della superficie di Titania fosse del 12%, allora il calore generato dal decadimento radioattivo potrebbe risultare sufficiente a mantenere l’acqua allo stato liquido in un oceano profondo anche oltre 1000 metri. Stessa situazione per Oberon per le caratteristiche, molto comuni, dei due grandi satelliti. Per quanto riguarda la porosità, quella ipotizzata dagli esperti potrebbe non essere affatto lontana dalla realtà. Basti pensare che la Luna, in alcune aree, ha una porosità del 12%. Nuove missioni su Urano potranno indagare sull’eventuale presenza di acqua allo stato liquido sulle lune del pianeta.