Ecco come l’estinzione dei dinosauri ha plasmato il futuro delle viti.
La viticoltura contemporanea trova le sue origini in un passato incredibilmente lontano, come rivelato da un recente studio pubblicato su Nature Plants. Questa ricerca rivoluzionaria getta nuova luce sull’evoluzione delle viti, collegandola all’estinzione dei dinosauri avvenuta circa 66 milioni di anni fa. Un gruppo internazionale di paleobotanici, guidato dal Dr. Fabiany Herrera del Field Museum di Chicago, ha effettuato una scoperta straordinaria: semi di uva fossilizzati risalenti a un periodo compreso tra 60 e 19 milioni di anni fa. Questi reperti, trovati in varie località del Sud America, tra cui Colombia, Panama e Perù, rappresentano la più antica testimonianza della presenza di viti nell’emisfero occidentale.
Il Dr. Herrera evidenzia l’importanza di questa scoperta, paragonandola a un tassello mancante nel puzzle dell’evoluzione botanica. “È come aver trovato il collegamento tra il mondo preistorico e quello attuale delle piante,” ha affermato con entusiasmo. La ricerca suggerisce che l’estinzione dei dinosauri abbia creato le condizioni ideali per la diffusione globale delle viti. Ma come? Immaginate un mondo senza i grandi dinosauri erbivori che plasmavano il paesaggio. Le foreste più dense offrivano un habitat perfetto per piante rampicanti come le viti. Questo scenario evoca uno sfondo degno di un romanzo di Michael Crichton, dove la scomparsa di una specie dominante provoca una cascata di cambiamenti ecologici. Il gruppo ha identificato nove nuove specie di uve fossili, tra cui spicca la Lithouva susmanii, così chiamata in onore di Arthur T. Susman, mecenate della paleobotanica sudamericana. Questa varietà, datata 60 milioni di anni, potrebbe essere considerata l’antenata di tutte le viti moderne. Lo studio non si limita a catalogare reperti, ma racconta una storia di resilienza e adattamento: le viti sono sopravvissute a numerose estinzioni, a differenza dei dinosauri.