“Uno studio cinese rivela che il consumo di caffè può mitigare gli effetti negativi di uno stile di vita sedentario, riducendo il rischio di mortalità precoce.”
Potrebbe sembrare incredibile, ma il caffè è legato a un rischio inferiore di morte precoce associata all’inattività. In altre parole, riuscirebbe a mitigare gli effetti negativi sulla salute di uno stile di vita sedentario. Come dimostrato da numerosi studi, trascorrere molte ore seduti – ad esempio per un lavoro d’ufficio – può aumentare il rischio di mortalità, soprattutto per eventi cardiovascolari come ictus e infarto. L’inattività, inoltre, è stata collegata da varie ricerche a cancro, problemi di circolazione, pressione alta, obesità, diabete di tipo 2 e altre condizioni mediche. Poiché il consumo di caffè, entro i limiti raccomandati dal proprio medico, è considerato benefico per la salute, i ricercatori hanno voluto indagare quale “scudo protettivo” potesse offrire questa bevanda contro gli effetti negativi dello stare seduti a lungo. Ebbene, è stato scoperto che chi beve caffè ed è sedentario ha un rischio di morte prematura (per tutte le cause) inferiore di 1,58 volte rispetto a chi non lo beve. A dimostrare che il caffè può proteggere dagli effetti nocivi della sedentarietà è stato un gruppo di ricerca cinese guidato da scienziati della Scuola di Sanità Pubblica dell’Università di Soochow, che hanno collaborato strettamente con i colleghi del Dipartimento di Endocrinologia del The Dushu Lake Hospital. I ricercatori, coordinati dal professor Bingyan Li, docente presso il Dipartimento di Nutrizione e Igiene Alimentare dell’ateneo di Suzhou, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati di oltre 10.000 cittadini statunitensi coinvolti nello studio National Health and Nutrition Examination Survey 2007-2018. I dati sulla mortalità, ottenuti attraverso certificati di morte e analisi delle cartelle cliniche, sono stati incrociati con quelli di questionari auto-riferiti relativi al consumo di caffè e al tempo trascorso seduti ogni giorno. Durante il periodo di follow-up di 13 anni si sono verificati 945 decessi, 284 dei quali per malattie cardiovascolari.
Incrociando tutti i dati, è emerso che trascorrere più di 8 ore al giorno seduti era associato a un rischio superiore di mortalità per tutte le cause di 1,46 volte e per malattie cardiovascolari di 1,79 volte rispetto a chi stava seduto per meno di 4 ore al giorno. Indagando sul consumo di caffè, è emerso che chi ne consumava di più (almeno due tazzine e mezzo) aveva un rischio ridotto di morire per tutte le cause di 0,67 volte e per malattie cardiovascolari di 0,46 volte rispetto ai non bevitori. L’analisi congiunta dell’inattività e del consumo di caffè ha rivelato i risultati più interessanti; chi stava seduto per meno di sei ore al giorno e beveva caffè aveva una probabilità di morire 1,58 volte minore rispetto a chi non consumava caffè e stava seduto per 6 o più ore al giorno. “L’associazione tra inattività e aumento della mortalità è stata osservata solo tra gli adulti che non consumavano caffè, ma non tra coloro che ne assumevano”, hanno spiegato il professor Li e colleghi nell’abstract dello studio. La “protezione” si otteneva indipendentemente dal numero di tazzine di caffè consumate. Non è chiaro quale sia la ragione per cui il caffè riuscirebbe a proteggere dagli effetti nefasti dell’inattività, ma diversi studi ne hanno dimostrato i benefici per la salute. Ad esempio, lo studio EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) ha determinato che bere dalle 2 alle 3 tazzine al giorno riduce del 40 percento il rischio di Parkinson, mentre un altro condotto dall’Università di Bologna ha determinato che lo stesso quantitativo aiuta a mantenere bassa la pressione. Altre ricerche dell’American College of Cardiology (ACC) hanno evidenziato che il caffè protegge il cuore. Alla luce di questi risultati, non c’è da stupirsi che il caffè possa compensare almeno in parte gli effetti negativi della sedentarietà. È tuttavia fondamentale sottolineare che si è trattato di uno studio di osservazione (senza determinare rapporti di causa-effetto) e che si è basato su questionari alimentari auto-riferiti, limiti da non sottovalutare. La raccomandazione è sempre quella di consultare il proprio medico prima di cambiare abitudini alimentari, ad esempio aumentando il consumo di caffè. Inoltre, gli esperti sottolineano sempre di fare attività fisica quando possibile; bere caffè non può certo essere un’alternativa ai molteplici benefici offerti dall’esercizio fisico.
Fonte:
https://bmcpublichealth.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12889-024-18515-9