Una missione archeologica italo-egiziana ha portato alla luce 33 tombe di famiglia risalenti al VII secolo a.C. C. e IV d. C., nei cui resti si trovano segni di anemia, malnutrizione, malattie toraciche, tubercolosi e osteoporosi, tra gli altri disturbi.
Una recente scoperta di antiche tombe nei pressi della città egiziana di Assuan ha rivelato “nuove informazioni sulle malattie” diffuse all’epoca. A rivelarlo è stato il Ministero egiziano del Turismo e delle Antichità. Una missione archeologica italo-egiziana che lavorava vicino al mausoleo del sultano Aga Khan, morto nel 1957, a ovest di Assuan, ha portato alla luce 33 tombe di famiglia del tardo periodo egiziano e greco-romano, risalenti al VII secolo a.C. C. e IV d. C., la cui esistenza fino a questo momento era del tutto sconosciuta.
Gli studi sulle mummie mostrano che dal 30 al 40% delle persone sepolte morirono giovani, neonati o adolescenti, secondo Ayman Ashmawy, responsabile della Divisione delle Antichità Egizie del Consiglio Supremo delle Antichità. Analisi preliminari mostrano anche che alcuni di loro soffrivano di malattie infettive, mentre altri di disturbi ossei, come spiegato da Patrizia Piacentini, docente di Egittologia e Archeologia all’Università di Milano, che ha guidato la parte italiana della missione.
I resti di diverse donne adulte mostrano segni di trauma alle ossa pelviche e, in altri casi, sono stati rilevati segni di anemia, malnutrizione, malattie toraciche, tubercolosi e osteoporosi, ha aggiunto l’egittologo, citato dall’AFP. Inoltre, in una bara di pietra hanno trovato tre corpi: “Un adulto, forse una donna, e un bambino, che deve essere morto quando aveva uno o due anni“, ha precisato Abdelmoneim Said, direttore generale delle Antichità di Assuan e della Nubia. Man mano che gli adulti saranno uniti, verranno esaminati preservando questa condizione per svelare il rapporto che esisteva tra loro.