Per molti basta tagliare l’area andata a male del pane e della frutta; altri preferiscono gettare l’intero alimento. Chi ha ragione?
Trovare muffe negli alimenti è un evento comune, che può riguardare sia chi mangia la frutta che il pane. In tanti, appena notata una macchia, provvedono a buttare l’alimento, per paura della contaminazione, mentre altri sezionano il frutto, eliminando la parte ammuffita, convinti che la muffa non sia in grado di contaminare la parte restante dell’alimento. Ma chi ha ragione? Secondo un’intervista rilasciata al portale “Il Salvagente”, del professore Alberto Ritieni, esperto di microtossine, le muffe che vediamo sono solo una piccola parte di quelle comunemente sono presenti negli alimenti. ”Solo quando le micotossine superano il milione, appaiono visibili ai nostri occhi“.
Eliminare la parte ammuffita, spiega l’esperto, può essere una soluzione, ma deve spingere a chiederci sulla modalità di conservazione del prodotto. Insomma un allarme su come dobbiamo tenere il nostro cibo e su come sceglierlo tra i banchi del supermercato. Secondo l’Humanitas andrebbe evitato il consumo di cibi anche minimamente alterati, per essere sicuri di non stare male. In alcuni casi, infatti, il fungo potrebbe aver degradato completamente l’alimento alterandone il sapore. E’ il caso del pane che, quando è rancido, deve essere gettato subito, tranne nel caso in cui la muffa ricopra solo la parte iniziale. Situazione diversa per i formaggi. Le muffe si trovano comunemente nel gorgonzola e nel roquefort sono innocue mentre in altri tipi di formaggi freschi possono rappresentare un pericolo. Nei formaggi stagionati non rappresentano un grave pericolo, pertanto è sufficiente eliminare la parte ammuffita. Non sono mai commestibili, invece, la ricotta e lo yogurt nei quali le muffe si diffondono con grande velocità.