La scoperta riveste una grande importanza per determinare l’abitabilità del Pianeta Rosso e per la ricerca delle zone migliori per i futuri esploratori umani.
Non finiscono le sorprese che ci riserva Marte. L’ultima delle tante consiste nella scoperta di ghiaccio d’acqua vicino al suo equatore, precisamente nei vulcani di Tharsis, una regione da sempre considerata inospitale alla vita. Ma eccola lì, a sfidare gli scienziati dalla cima di quegli alti e antichi vulcani extraterrestri, rendendosi presente sotto forma di brina durante le gelide mattine del pianeta. La scoperta, effettuata grazie ai dati delle missioni ExoMars e Marx Express dell’Agenzia spaziale europea (ESA), è stata appena pubblicata su ‘Nature Geoscience‘ e supporta il ruolo della circolazione atmosferica recentemente localizzata su questi giganteschi vulcani (tra cui il Monte Olimpo , che con i suoi 22 km è la montagna più alta dell’intero Sistema Solare), è il risultato dello scambio attivo di acqua tra la superficie marziana e l’atmosfera. La regione di Tharsis è un altopiano situato nella zona tropicale di Marte e ospita alcuni dei vulcani più grandi e alti del nostro sistema planetario. I veicoli spaziali in orbita attorno a Marte hanno osservato a lungo nubi di ghiaccio d’acqua su questo altopiano e occasionalmente hanno misurato picchi nella quantità di acqua atmosferica appena sopra i vulcani dell’altopiano di Tharsis. Ciò ha fornito indizi sull’esistenza di un ciclo dell’acqua attivo operante nella regione. Tuttavia, le condizioni superficiali medie ai tropici non sono favorevoli alla formazione di brina d’acqua, e fino ad ora nessuno è stato in grado di osservare direttamente che, a latitudini così basse, avvenga effettivamente la condensazione dell’acqua in ghiaccio. L’analisi di una serie di rocce ricche di ossido di manganese rivela che un tempo il pianeta rosso aveva livelli di ossigeno simili a quelli del nostro mondo, nonché condizioni adatte alla vita.
Prime immagini
Guidati da Adomas Valantinas della Brown University nel Rhode Island, i ricercatori hanno analizzato le immagini raccolte dal Trace Gas Orbiter dell’ESA (parte del programma ExoMars) e hanno identificato depositi di ghiaccio sia sulle cime dei vulcani che sul terreno della caldera del Monte Olimpo. Secondo i dati, questi depositi compaiono solo nelle prime ore del mattino marziano e durante le stagioni più fredde. Utilizzando simulazioni di modelli climatici, Valantinas e i suoi colleghi hanno scoperto che le temperature superficiali erano coerenti con un gelo composto da acqua e non da anidride carbonica, un’interpretazione supportata anche dall’analisi dei dati di altri veicoli spaziali disponibili. Inoltre, le simulazioni suggeriscono che i modelli di circolazione atmosferica sugli alti vulcani Tharsis (simili ai microclimi indotti dalle alte montagne sulla Terra) possono portare a condizioni che consentono la condensazione del gelo sulle cime e sui pendii più bassi.
Gli autori dello studio stimano che la massa totale di brina che si può formare sui vulcani Tharsis sia di circa 150.000 tonnellate di ghiaccio d’acqua, che probabilmente viene scambiato ogni giorno tra l’atmosfera marziana e la superficie durante le stagioni fredde del pianeta. Sebbene questa sia una piccola frazione della quantità totale di vapore acqueo presente nell’atmosfera di Marte, potrebbe essere importante per gli ambienti superficiali locali. Secondo Jesús Martínez Frías, geologo planetario e astrobiologo dell’IGEO (CSIC-UCM), “si tratta di uno studio innovativo nel suo insieme e molto rilevante dal punto di vista scientifico, poiché collega aspetti legati al ciclo dell’acqua su Marte e ” interazioni atmosfera-regolite/rocce, che comporta aspetti non solo ambientali, ma anche legati all’abitabilità del pianeta.”