Alcuni alimenti vegani ultraprocessati possono aumentare i rischi cardiovascolari: i risultati dello studio

Una ricerca pubblicata su The Lancet ha analizzato per la prima volta il legame tra alimenti ultraprocessati di origine vegetale, come burger vegani o alcuni sostituti industriali dei latticini, e il rischio di malattie cardiocircolatorie come infarti o ictus.

Se fino ad oggi hai ritenuto che consumare un piatto di ceci preparato da te e un qualsiasi burger vegano confezionato fosse equivalente, forse dovresti riconsiderare le tue scelte alimentari. Sebbene sia scientificamente provato che una dieta a base vegetale, con un apporto limitato o nullo di carne e derivati, riduca il rischio di malattie cardiache, non è altrettanto vero che qualsiasi cibo di origine vegetale faccia bene alla nostra salute. Una ricerca dell’Università di San Paolo, Brasile, e della School of Medicine dell’Imperial College London, Regno Unito, ha appena dimostrato che anche alcuni alimenti di origine vegetale possono aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. Parliamo degli alimenti ultraprocessati, cioè tutti quei prodotti ottenuti attraverso numerose procedure industriali e con l’aggiunta di ingredienti potenzialmente dannosi per la salute, oltre a poter creare dipendenza in chi li consuma. Questo è il primo studio che analizza gli effetti sulla salute degli alimenti ultraprocessati di origine vegetale. La ricerca, pubblicata sulla rivista The Lancet, è stata condotta sui dati sanitari di 118.397 persone con un’età media di 55,9 anni, tratti dalla Biobank del Regno Unito, il più grande registro sanitario del Paese. Per conoscere la loro dieta, gli studiosi hanno sottoposto i partecipanti a un questionario in cui è stato chiesto loro di indicare quali alimenti avevano consumato nelle ultime 24 ore, selezionandoli da una lista di oltre 200 prodotti di ogni tipo. I partecipanti hanno ripetuto il questionario quattro volte tra il 2011 e il 2012.

I rischi degli alimenti ultraprocessati di origine vegetale

Dal confronto delle risposte in termini di dieta e i loro dati sanitari, i ricercatori hanno ottenuto due informazioni fondamentali. La prima: hanno confermato che il consumo di alimenti non ultraprocessati di origine vegetale, come frutta e verdura, ha ridotto il rischio di malattie cardiovascolari e il rischio di morte ad esse associate.

Ma è il secondo dato a rappresentare la vera novità di questo studio: nei partecipanti che hanno consumato alimenti ultraprocessati di origine vegetale è stato registrato un aumento del 5% del rischio di sviluppare malattie cardiocircolatorie, come infarti o ictus, e una mortalità maggiore del 12% associata a questi eventi.

Quali sono gli Alimenti a Rischio?

Questo studio non mette in discussione i benefici delle diete a base vegetale per la salute e l’ambiente. In particolare, preferire cibi freschi e non lavorati è una delle raccomandazioni principali per contrastare il rischio di malattie cardiovascolari. Soprattutto attraverso la riduzione del consumo di carne, in particolare di quella rossa: dal 2015 l’OMS ha dichiarato potenzialmente cancerogena la carne rossa e sicuramente cancerogena la carne lavorata.

Il problema, quindi, non è l’origine vegetale degli alimenti, ma gli eventuali processi industriali a cui sono sottoposti in fase di lavorazione. Parliamo di prodotti pronti o precotti, come snack, dolci, alcuni burger vegani e alcuni sostituti vegetali dei formaggi e dei latticini, pizze surgelate e bevande zuccherate. Per avere un’idea più chiara di quali siano i cibi ultraprocessati di origine vegetale, bisogna sapere riconoscere i cibi ultraprocessati in generale (qui abbiamo spiegato quali sono quelli da evitare più di altri).

Come riconoscere un alimento ultraprocessato

Lo studio su Lancet ha utilizzato la classificazione Nova, elaborata dai ricercatori dell’Università di San Paolo. Questa distingue quattro categorie di alimenti: cibi non trasformati o minimamente lavorati, ingredienti culinari (come olio, sale e zucchero), alimenti trasformati, alimenti ultraprocessati.

Questi ultimi si caratterizzano per il fatto di essere il risultato di una serie di tecniche di lavorazione industriali, ma anche dall’aggiunta di ingredienti che non sono disponibili nelle cucine domestiche, come gli additivi industriali, o altri alimenti ottenuti industrialmente (grassi idrogenati o amidi modificati). Il risultato è la produzione di prodotti con un profilo nutrizionale povero, ricchi di zuccheri e grassi. Diversi studi hanno mostrato come possano aumentare lo stato di infiammazione e il pericolo di patologie croniche. Ora sappiamo che, almeno per quello che concerne la salute cardiovascolare, questi pericoli riguardano anche i cibi ultraprocessati senza ingredienti di origine animale.

Fonte:

https://www.thelancet.com/journals/lanepe/article/PIIS2666-7762(24)00115-7/fulltext#%20