Gli antichissimi graffiti riproducono scene di gladiatori e cacciatori e sono stati scoperti nella casa del Cenacolo colonnato su via dell’Abbondanza.
Gladiatori e cacciatori, disegnati con carboncino da bambini piccoli sui muri di un cortile di servizio nella casa del Cenacolo colonnato su via dell’Abbondanza, offrono nuove informazioni sull’infanzia nell’epoca romana. Secondo gli autori di un articolo pubblicato oggi sull’E-Journal degli Scavi di Pompei, l’esposizione a forme estreme di violenza, anche di bambini piccoli (stimati tra i 5 e i 7 anni), non è un problema esclusivo del mondo moderno, con videogiochi e social media – con la differenza che nell’antichità il sangue versato nell’arena era reale e pochi lo consideravano un “problema”, con tutte le possibili implicazioni sullo sviluppo psicologico dei bambini pompeiani. Nell’insula dei Casti Amanti, dove questa scoperta è stata fatta durante un progetto di restauro, scavo e miglioramento dell’accessibilità, e che da oggi è visitabile dall’alto grazie a un sistema di passerelle sospese, il Parco Archeologico di Pompei sta portando avanti un progetto di ricerca interdisciplinare per valorizzare i numerosi nuovi dati.
Oltre ai disegni dei bambini, per il cui studio il Parco ha avviato una collaborazione con il dipartimento di neuropsichiatria infantile dell’Università Federico II di Napoli, sono stati documentati i resti di due vittime, una donna e un uomo, morti nei lapilli del Vesuvio davanti al portone chiuso della casa dei Pittori al lavoro (così chiamata perché si stava ridipingendo al momento dell’eruzione); all’interno della casa, è stato scoperto un piccolo cubicolo (camera da letto), usato come studiolo vicino al tablinum (sala di ricevimento) della casa. Tra le scene mitologiche, è emerso un quadro singolare, unico nel repertorio vesuviano, che rappresenta un piccolo bambino incappucciato, forse un figlio defunto dei proprietari.