Catalogata come JADES-GS-z14-0, la nuova galassia si trova a 13,47 miliardi di anni luce dalla Terra.
Di tanto in tanto, i media di tutto il mondo riflettono nei titoli dei giornali una notizia che sembra ripetersi: la scoperta della galassia “più lontana” dell’Universo. Ogni galassia scoperta supera la precedente e le sue protagoniste, le galassie remote, sono sempre più lontane da noi, e quindi più vicine al Big Bang, la cosiddetta ‘grande esplosione’ che diede origine all’Universo stesso fa 13.76 miliardi di anni. Evidentemente, e nonostante questi titoli si ripetano sempre con leggere variazioni, dietro c’è uno sforzo scientifico formidabile, quello di costruire strumenti e sviluppare strategie sempre migliori, capaci di andare oltre, solo un po’ più in là, di quelle precedenti. L’ultimo di questi strumenti è stato senza dubbio il telescopio spaziale James Webb, grazie al quale negli ultimi due anni gli astronomi hanno potuto osservare, come non avevano mai potuto fare, quella che chiamano ‘l’alba cosmica’, il lontano periodo, poche centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang, in cui si formarono le prime galassie. L’osservazione di queste galassie fornisce l’accesso a un tesoro di informazioni vitali su come si comportavano le dense nubi di gas, le galassie stesse e i buchi neri quando l’Universo era estremamente giovane.
Dal suo lancio alla fine del 2021, James Webb ha scoperto galassie sempre più remote, conquistando quindi una buona raccolta di titoli sui giornali. E ora lo ha fatto di nuovo. Nell’ottobre 2023 e gennaio 2024, infatti, un team internazionale di astronomi ha utilizzato il telescopio per osservare galassie remote nell’ambito del programma JADES (JWST Advanced Deep Extragalactic Survey). E grazie a uno dei loro strumenti (il NIRSpec, Near Infrared Spectrograph), gli scienziati hanno scoperto una galassia che, ancora una volta, ha battuto tutti i record di distanza. Catalogata come JADES-GS-z14-0 (nel riquadro dell’immagine), la galassia si trova a soli 290 milioni di anni dal Big Bang. Cioè, 13,47 miliardi di anni luce dalla Terra. Naturalmente, in questa folle corsa all’osservazione sempre più lontana, l’obiettivo principale è sapere quando esattamente l’Universo fu in grado di ‘fabbricare’ le prime galassie. Una corsa, tra l’altro, che ha già portato più di una sorpresa e che rischia addirittura di scuotere le fondamenta stesse della nostra comprensione del Cosmo. Contro ogni previsione, ad esempio, James Webb ha già incontrato, nella più tenera infanzia dell’Universo, galassie perfettamente formate, grandi, mature e simili alle nostre, invece delle attese nebulose irregolari e poco definite che solo con il tempo concesso dovrebbero arrivare ad assomigliare a quelli che ci circondano oggi. Sarebbe un po’ come incontrare un bambino quasi appena nato, che è già alto un metro e ottanta, ha la barba e un corpo muscoloso e perfettamente formato. Ma non è tutto. Il telescopio ha anche scoperto, nello stesso tempo remoto, buchi neri con una massa miliardi di volte quella del Sole, così enorme che, secondo le teorie attuali, non avrebbero avuto il tempo di crescere fino a quel punto dopo il Big Bang. Come spieghiamo queste galassie già mature e questi mostruosi buchi neri nell’infanzia dell’Universo? È chiaro che c’è qualcosa che ci manca, che non abbiamo ancora capito bene. Ecco perché è così importante poter guardare ogni volta un po’ più in là, ogni volta un po’ più vicino all’origine. Con ogni nuovo traguardo, con ogni galassia sempre più lontana, le risposte alle domande degli astronomi sono sempre più vicine. Il premio consisterà in una migliore comprensione di come l’Universo in cui viviamo è emerso e si è evoluto fin dall’inizio. Qualcosa di cui indubbiamente ne vale la pena, anche a costo di continuare a ripetere i titoli dei giornali.