Le eruzioni misteriose del vulcano Kīlauea: uno spettacolo naturale unico

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Il flusso di lava da K lauea ha devastato la città sottostante, ma sembra anche aver creato le condizioni per le eruzioni a 40 chilometri di distanza (25 miglia). (United States Geological Survey)

Nel maggio 2018, il vulcano Kīlauea alle Hawaii ha dato vita a una serie di eruzioni che hanno catturato l’attenzione dei vulcanologi di tutto il mondo. Queste eruzioni, caratterizzate da una sequenza insolita e ripetibile, hanno proiettato cenere a oltre 9.000 metri nel cielo, creando uno spettacolo impressionante e allo stesso tempo misterioso.

Le eruzioni del cratere Halema’uma’u sono state oggetto di studio per sei anni, durante i quali i ricercatori hanno identificato una nuova causa che le ha rese così uniche. Contrariamente alle eruzioni vulcaniche esplosive tradizionali, queste non sembrano essere state causate né dalla frammentazione del magma né dalla vaporizzazione dell’acqua sotterranea.

Il dottor Josh Crozier, che ha approfondito l’evento Kīlauea per il suo dottorato presso l’Università dell’Oregon, ha sottolineato l’interesse di queste eruzioni, caratterizzate da un materiale eruttivo che non assomigliava al magma fresco espulso e da una mancanza di prove di coinvolgimento significativo di acqua sotterranea.

Le eruzioni sono state descritte come un vero e proprio spettacolo naturale, con la produzione di nuvole pirocumuliche e il fenomeno del fuoco blu causato dal gas metano in fuga. Inoltre, sono emerse alcune brevi nuove isole, testimoniando la potenza e la creatività della natura.

L'eruzione vista da una distanza (possibilmente) sicura.
L’eruzione vista da una distanza (possibilmente) sicura.
United States Geological Survey

Le colate di lava che hanno causato danni considerevoli provenivano da un serbatoio sotterraneo distante 40 chilometri, il cui magma in caduta ha generato una serie di terremoti di magnitudo media 4,7. Questi terremoti hanno portato alla pressurizzazione del serbatoio, contenente anche gas magmatico e detriti, che sono stati espulsi attraverso una fessura nel cratere soprastante.

I ricercatori hanno coniato il termine “stomp-rocket” per descrivere questo effetto, paragonandolo al lancio di un giocattolo che comprime l’aria. Il meccanismo è stato modellato e dimostrato come plausibile, sebbene la sua conferma definitiva possa risultare complessa.

Il monitoraggio esteso e l’evento ripetuto hanno permesso ai vulcanologi di collegare le caratteristiche della colonna eruttiva con le osservazioni geofisiche, aprendo nuove prospettive per la comprensione e la valutazione dei pericoli delle eruzioni vulcaniche.

Questo studio, pubblicato su Nature Geoscience, rappresenta un importante passo avanti nella ricerca vulcanologica e offre spunti interessanti per future indagini e monitoraggi.

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