Feci secolari indicano una precedente occupazione umana delle isole del Nord Atlantico.
Situate tra l’Islanda, la Norvegia e le Isole britanniche, le Isole Faroe, furono un importante trampolino di lancio per l’esplorazione vichinga attraverso il Nord Atlantico. È stato a lungo accettato, sulla base di prove archeologiche, che i norvegesi siano stati i primi a colonizzare le isole, anche se alcuni esperti, avevano, in passato, avanzato l’ipotesi che che un’antica popolazione umana, preesistente, avesse accolto i vichinghi quando le loro navi lunghe sbarcarono su quelle lontane isole. In una nuova ricerca pubblicata su Communications Earth & Environment, gli esperti hanno presentato la prima prova inequivocabile che i Vichinghi non furono i primi a colonizzare le Isole Faroe. Utilizzando una combinazione di biomarcatori fecali e DNA antico sedimentario, gli scienziati hanno datato il primo insediamento al 500 d.C., circa 300 anni prima che i Vichinghi adottassero la navigazione che gli ha consentito di espandere i loro territori in vaste aree del nord. L’autore principale Lorelei Curtin, dell’Osservatorio della Terra di Lamont-Doherty, negli Stati Uniti, insieme ad altri esperti, ha individuato prove inequivocabili dai carotaggi di sedimenti effettuati dal bacino idrografico di Eiðisvatn, sede di un importante sito archeologico che un tempo era un insediamento agricolo estivo norvegese noto come Argisbrekka. Da questi nuclei i ricercatori sono riusciti a identificare la presenza di molecole lipidiche, chiamate biomarcatori fecali, prodotte dagli escrementi. I biomarcatori fecali di Argisbrekka portano la firma distintiva di un‘origine nel tratto digestivo delle pecore. Tutti i mammiferi delle Isole Faroe sono stati originariamente introdotti dall’uomo, quindi questa prova di feci di pecora è un chiaro indicatore della presenza umana. Datando i sedimenti in cui sono stati trovati questi marcatori, i ricercatori sono stati in grado di spostare indietro di diversi secoli la data di arrivo del bestiame. “L’aspetto iniziale del DNA delle pecore e l’aumento dei biomarcatori fecali precede il primo utilizzo documentato del sito di Argisbrekka da parte dei norvegesi di circa 300 anni“, scrivono i ricercatori. Il team è stato in grado di corroborare ulteriormente la nuova data di insediamento utilizzando la tecnologia di sequenziamento del DNA di nuova generazione, che ha consentito loro di compilare un profilo dell’antico DNA persistente nei nuclei dei sedimenti. Campionando a 11 diverse profondità, hanno trovato concentrazioni crescenti di DNA sia di pecora che di erba in coincidenza con la scomparsa delle piante legnose.
Laddove un tempo questo cambiamento di vegetazione era attribuito al cambiamento climatico del tardo Olocene, ora sembra che il pascolo diffuso sia stato il motore dominante della transizione del paesaggio dagli arbusti alle praterie e alle torbiere nelle Isole Faroe. Questa nuova prova convalida i dubbi di lunga data che circondano la narrativa dell’insediamento nordico, che si basava principalmente sulla datazione delle strutture archeologiche. Le prime strutture delle Isole Faroe risalgono tra l’800 e il 900 d.C., coerentemente con i tempi della diffusa espansione dei norvegesi nei nuovi territori in Islanda, Groenlandia e in Nord America. “Mentre la natura dei documenti archeologici li rende temporalmente frammentari, gli archivi sedimentari forniscono registrazioni continue della storia ambientale di una zona“, scrivono i ricercatori. A rafforzare questa nuova teoria sono i tanti toponimi che, nelle Isole Faroe, derivano da parole celtiche e un certo numero di lapidi celtiche, identificate in tutte le isole che compongono l’arcipelago. Ma forse la prova più convincente risiede nella genetica del moderno popolo faroese: esiste una forte asimmetria tra l’ascendenza paterna e materna, con la stirpe paterna prevalentemente scandinava, mentre la stirpe materna sembra provenire principalmente dalle isole britanniche. Sebbene fortemente indicativi di una popolazione esistente, nessuna di queste prove è però quella definitiva. “Nell’800 d.C., i vichinghi erano già attivi nelle isole britanniche“, scrivono i ricercatori. “Erano già influenzati dalla più antica cultura celtica e avrebbero potuto portare mogli dalle isole britanniche alle Isole Faroe”. Ma con l’attuale ricerca che stabilisce con fermezza l’esistenza di popolazioni umane nelle Isole Faroe molto prima che i Vichinghi iniziassero a navigare, generalmente ritenuto tra il 750 e l’820 CE, ora sembra improbabile che questi primi coloni fossero norvegesi. Ma allora, chi furono i primi abitanti? Purtroppo è ancora un mistero. Mentre i profili genetici, i nomi dei luoghi e le marcature tombali potrebbero suggerire una popolazione celtica, le prove dirette del DNA sedimentario non possono confermare questa teoria in maniera definitiva. “I primi coloni faroesi non erano norvegesi, tuttavia l’identità di questi primi esploratori del Nord Atlantico rimane una questione aperta“, concludono i ricercatori.