La straordinaria vicinanza di questo gigante gassoso alla sua stella favorisce condizioni estreme.
Un team di astronomi ha individuato Astrolábos, un pianeta che sfida tutte le nostre concezioni di atmosfera planetaria. Si tratta di un gigante gassoso, il cui nome ufficiale è WASP-43b, con condizioni nel lato notturno esotiche, nel quale le nubi non si compongono di vapore acqueo ma di roccia vaporizzata. Il telescopio Webb, con la sua tecnologia all’avanguardia, ha individuato dettagli senza precedenti su questo corpo celeste, che si trova in una posizione molto prossima alla sua stella. Nonostante sia avvolto in una notte perenne, la faccia nascosta di Astrolábos raggiunge temperature così alte da innescare l’evaporazione dei minerali, con la creazione di nubi dense. Scoperto nel 2011, Astrolábos è stato è classificato come un gioviano caldo, con caratteristiche tipiche di Giove ma con un’orbita completa di sole 19,2 ore. Questa prossimità alla stella lo rende un laboratorio ideale per analizzare le atmosfere dei pianeti alieni e i misteri sulla formazione planetaria. Le analisi spettroscopiche, che indagano la luce stellare filtrata dall’atmosfera del corpo celeste, hanno consentito agli esperti di mappare le composizioni atmosferiche e di osservare variazioni nel rilascio di calore.
Le indagini condotte con il JWST hanno analizzato le caratteristiche di Astrolábos per 27 ore consecutive, indagando sui gradienti di temperatura estremi: il lato diurno raggiunge i 1.250 gradi, mentre il lato notturno non supera i 600. Questo drammatico cambiamento di temperatura risulta notevolmente più accentuato di quanto ci si aspetterebbe in un’atmosfera limpida e dunque suggerisce la presenza di nubi alte nel cielo che bloccano in parte la radiazione infrarossa proveniente dal basso. Lo studio ha confermato anche la presenza di acqua nell’atmosfera del corpo celeste, ma ha sorpreso gli esperti per la mancata presenza di metano, una sostanza che si pensava dovesse formarsi sul lato notturno degli esopianeti caldi. Il potente vento che può raggiungere i 9.000 chilometri all’ora, spazzano via qualsiasi elemento prima che sia in grado di reagire chimicamente per produrre il metano, mantenendo l’atmosfera omogenea.
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