Innovativo sistema di accumulo energetico basato sull’acqua

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Man mano che ci avviciniamo alle opzioni energetiche a zero emissioni di carbonio, come l’energia eolica, avremo bisogno di nuovi modi per immagazzinare energia per stabilizzare le reti. Potrebbe la soluzione risiedere in fondo al mare? (Eric Dale/Shutterstock.com)

L’azienda BaroMar, specializzata nello stoccaggio dell’energia, si appresta a testare un innovativo sistema di accumulo energetico basato sull’utilizzo dell’acqua. Questa tecnologia potrebbe rappresentare un metodo più conveniente per garantire la stabilità dell’energia rinnovabile su periodi prolungati.

Il panorama energetico globale sta gradualmente orientandosi verso soluzioni a zero emissioni di carbonio, tuttavia il cammino verso questo obiettivo non è privo di sfide. Per raggiungere emissioni nette zero entro il 2050, circa l’80% dell’elettricità mondiale dovrà provenire da fonti come l’energia solare e eolica.

Alcuni potrebbero considerare irrealizzabile la transizione verso reti a zero emissioni di carbonio, ma paesi come Portogallo, Danimarca e Namibia stanno già compiendo passi significativi in questa direzione. Tuttavia, per rendere questa transizione accessibile a tutti, è necessario migliorare i metodi di immagazzinamento e rilascio dell’energia prodotta da queste nuove tecnologie, in modo da soddisfare le diverse esigenze energetiche in base alla posizione geografica.

È in questo contesto che il nuovo sistema di stoccaggio dell’energia ad aria compressa (CAES) proposto da BaroMar potrebbe rivelarsi fondamentale. Questa tecnologia, esistente da circa 40 anni, è nota per la sua efficacia ed economicità nell’immagazzinare energia e garantire la stabilità della rete.

BaroMar ha sviluppato un approccio innovativo che utilizza l’acqua come elemento chiave per l’accumulo energetico. L’azienda prevede di installare impianti in prossimità delle coste, sfruttando acque profonde il cui pressione sostituirà i tradizionali serbatoi ad alta pressione impiegati nei sistemi CAES convenzionali.

Questo nuovo approccio si rivela più conveniente, con grandi serbatoi di cemento e acciaio posizionati a profondità comprese tra 200 e 700 metri, pesati da gabbie riempite di rocce. Ogni serbatoio è dotato di valvole permeabili all’acqua che vengono riempite inizialmente con acqua di mare.

Quando è necessario immagazzinare energia, un compressore e un generatore sulla terraferma alimentano l’aria nei serbatoi attraverso un tubo a pressioni variabili in base alla profondità. L’aria, una volta immagazzinata nei serbatoi, spinge fuori l’acqua. Per il rilascio dell’energia, l’aria risale attraverso un tubo, azionando un sistema di recupero termico e un espansore turbo che attiva un generatore.

Questo sistema, particolarmente innovativo per l’utilizzo dell’acqua, si dimostra notevolmente più economico rispetto ai tradizionali sistemi CAES. I serbatoi sono progettati per resistere alle condizioni marine e alla pressione idrostatica dell’acqua, garantendo un’efficace operatività nel tempo.

L’azienda Jacobs, partner di BaroMar, sta pianificando un progetto pilota per testare questo nuovo sistema a Cipro, con l’obiettivo di raggiungere un’efficienza di andata e ritorno del 70%. Se confermato, questo sarebbe un risultato paragonabile all’efficienza delle più grandi centrali CAES tradizionali, come quella in Cina.

Pur presentando promettenti potenzialità, il sistema basato sull’acqua dovrà affrontare diverse sfide legate alla sua installazione e operatività in ambienti marini. Tuttavia, se le aspettative di BaroMar saranno confermate, questa soluzione potrebbe rappresentare una risorsa preziosa per molte città nel mondo, offrendo una soluzione economica e facilmente scalabile per l’accumulo energetico.

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