Nel 1981, durante un sondaggio sul redshift della distribuzione delle galassie, gli astronomi fecero una scoperta inaspettata. Osservarono che le distribuzioni del redshift in tre diverse regioni mostravano un vuoto identico di 6.000 chilometri al secondo. Queste regioni erano separate da angoli di circa 35°, suggerendo l’esistenza di un grande vuoto nella distribuzione delle galassie con un diametro angolare significativo.
Questo vuoto, situato nelle vicinanze della costellazione del Boote, divenne noto come il Vuoto del Boote o il Grande Nulla. Si estendeva per 330 milioni di anni luce, rappresentando circa lo 0,35 percento del diametro dell’universo osservabile. Nonostante la sua definizione come vuoto, al suo interno sono presenti galassie, sebbene in numero molto inferiore rispetto alle aspettative.
Secondo stime approssimative, nel Vuoto del Boote dovrebbero esserci circa 2.000 galassie, ma ne sono state individuate solamente 60. Questo fenomeno ha portato a ipotizzare che il vuoto si sia formato dalla fusione di vuoti più piccoli. Immaginare come sarebbe percepire l’universo dall’interno di questo vuoto è un esercizio affascinante, come sottolineato dall’astronomo Greg Aldering.
Nel 2015, un team di ricerca ha scoperto un vuoto ancora più grande, estendentesi per 1,8 miliardi di anni luce. Questo vuoto, individuato nella direzione del punto freddo della radiazione di fondo cosmico a microonde, rappresenta l’1,91 percento del diametro dell’universo osservabile. Tuttavia, non è ancora sufficientemente ampio da spiegare il misterioso punto freddo del CMB, suggerendo la necessità di ulteriori spiegazioni e ricerche.
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