Gli esseri umani preistorici hanno mai vissuto in Antartide? Nonostante siamo creature altamente adattabili, siamo riusciti ad abitare la regione solo in tempi moderni, grazie a tecnologia e risorse avanzate, poiché il continente è estremamente freddo e ostile ai nostri corpi. Milioni di anni fa la regione divenne abitabile, ma l’Homo sapiens è troppo recente nella storia dell’evoluzione per aver potuto trarre vantaggio da quel periodo. La testardaggine della nostra specie è notevole: gli ambienti poco invitanti non tendono a spaventarci. Esistono prove che conosciamo l’Antartide da migliaia di anni, ma non significa che l’abbiamo mai abitato o addirittura vi abbiamo messo piede. Com’era allora il nostro rapporto con il continente nella preistoria? L’Antartide, la massa continentale più meridionale del mondo, è rimasta in una posizione stabile per molto più tempo di qualsiasi altro continente. Il suo ghiaccio, tuttavia, non è permanente come sembra: durante il periodo Cretaceo, più di 145 milioni di anni fa, il mondo era più caldo, consentendo all’enorme isola di sostenere le foreste pluviali lungo la costa. Raggiungere il continente sarebbe più difficile durante i periodi più caldi, poiché l’alto livello del mare generato dallo scioglimento parziale del continente e della Groenlandia avrebbe generato un oceano ancora più grande e più proibitivo per i viaggi. Dalla fine dell’ultima era glaciale, però, la specie umana ha iniziato il suo travagliato rapporto con l’Antartide, ben prima dell’arrivo degli europei.
La navigazione polinesiana e le sue incredibili imprese nell’esplorazione dei mari ha portato le persone in luoghi come la Nuova Zelanda, le Hawaii e Rapa Nui (Isola di Pasqua), il che ci fa chiedere se un viaggio nel continente meridionale sarebbe stato possibile. Ricercatori come Priscilla Wehi, dell’Università di Otago, studiano il collegamento dei Maori neozelandesi con l’Antartide: ci sono prove che sapessero della sua esistenza. Questa popolazione svolge un ruolo culturale centrale nelle balene, comprese le specie che si nutrono sulla costa antartica e migrano verso nord per riprodursi. Ci sono storie di un marinaio chiamato Hui Te Rangiora, che portò una nave fino ai confini del Mare del Sud, probabilmente seguendo la migrazione delle balene. Il viaggio, risalente a 1.400 anni fa, potrebbe essere arrivato vicino all’Antartide, anche se non sappiamo quanto. I marinai hanno riportato il nome Te tai-uka-a-pia, che in Maori significa “oceano ghiacciato”, il che potrebbe indicare che alcuni partecipanti hanno visto iceberg o ghiaccio galleggiante, forse anche il continente stesso.
La Penisola Antartica è molto più vicina alla Terra del Fuoco in Sud America di quanto la Nuova Zelanda lo sia all’Antartide orientale. Il popolo Yámana, che vive sulla costa più meridionale e sulle isole vicine a Capo Horn, non intraprendeva viaggi straordinari come i polinesiani e, fino a poco tempo fa, si credeva che non si fossero allontanati molto dalla costa stessa. Si è scoperto, tuttavia, che i nativi americani visitarono le Isole Falkland e vi rimasero anche per un certo periodo durante il XIV secolo. Alcune prove più dubbie suggeriscono visite migliaia di anni prima. Sebbene tali teorie non siano accettate all’unanimità nella comunità scientifica, se fossero corrette, sarebbe molto più plausibile credere che la popolazione sarebbe arrivata nel continente antartico prima degli europei. Il Passaggio di Drake, tra le Isole Shetland Meridionali e il Sud America, è lungo circa 800 chilometri, meno del doppio della distanza tra le Falkland e l’America continentale. Sebbene il passaggio sia piuttosto difficoltoso, non è impossibile che l’arcipelago sia stato raggiunto contemporaneamente alla visita delle Falkland. Da lì, l’Antartide è relativamente facile da raggiungere. In ogni caso, se gli Yámana non fossero riusciti a stabilirsi nelle Falkland con la tecnologia dell’epoca, avrebbero avuto ancora più difficoltà per raggiungere il continente. Gli antichi potrebbero aver scoperto l’Antartide e persino averci messo piede, ma le prove rimangono sfuggenti e di certo nessun navigatore è rimasto lì. Attualmente, l’archeologia continua a concentrarsi sull’eredità degli europei, arrivati nel XIX e XX secolo, che avevano scopi meno pacifici nei confronti delle balene. Per ora, le prove dell’arrivo degli indigeni nella preistoria rimangono difficili da trovare.
Fonti:
https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/15564894.2022.2077484