Ecco una fantastica notizia dal mondo della biologia ittica: i pupfish di Devils Hole (Cyprinodon diabolis), una delle specie di pesci più minacciate al mondo che abitano il Death Valley National Park, hanno recentemente registrato il maggior numero di individui visti in 25 anni durante il conteggio annuale di primavera. Questi piccoli pesci vivono in una singola caverna vicino al Ash Meadows National Wildlife Refuge nella Contea di Nye, Nevada.
I pupfish di Devils Hole sono delle creature affascinanti: misurano solamente circa 35 millimetri di lunghezza, con i maschi di un blu brillante e le femmine di un colore turchese più pallido. Abitano una caverna riempita d’acqua a una temperatura mite di 33°C (91°F) e si trovano nei primi 24 metri (80 piedi) della grotta, dipendendo da una piccola mensola illuminata dal sole per nutrirsi di alghe. Si ritiene che abbiano l’habitat più piccolo tra tutte le specie di vertebrati sulla Terra.
La stabilità dell’habitat dei pupfish è essenziale ma precaria: l’attività sismica può influenzare la mensola, e la profondità della caverna è tale che il fondo non è mai stato raggiunto. La popolazione di pupfish di Devils Hole ha subito notevoli cambiamenti nel corso degli anni. Negli anni ’90, il conteggio primaverile si aggirava intorno ai 200-250 individui, ma negli ultimi due decenni è diminuita fino a stabilizzarsi intorno ai 90, con un minimo preoccupante di soli 35 individui contati nel 2013.
Tuttavia, la primavera di quest’anno ha portato una sorpresa positiva: i biologi hanno contato ben 191 pupfish di Devils Hole, il numero più alto registrato dal marzo 1999. Questi pesci vengono monitorati due volte l’anno, sia tramite immersioni subacquee che osservazioni sulla mensola, con il prossimo conteggio previsto per l’autunno del 2024.
Michael Schwemm, Biologo ittico senior per il Servizio della Fauna Selvatica degli Stati Uniti, ha commentato: “È emozionante osservare un trend in aumento in questa popolazione altamente variabile. Numeri crescenti consentono agli enti gestori di considerare ricerche che in passato non sarebbero state possibili, quando anche lievi perturbazioni dell’habitat o dei pesci dovevano essere evitate completamente. Siamo entusiasti per le prospettive future riguardanti la gestione di questa specie.”
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