Esistono ragioni che ci portano a credere che il nostro universo sia tridimensionale, oltre al tempo. Secondo scienziati e matematici, universi con più di tre dimensioni sarebbero instabili e imprevedibili, privi di vita e osservatori. Il problema dei tre corpi, che già in tre dimensioni è imprevedibile, diventerebbe ancora più caotico in dimensioni superiori, rendendo impossibili orbite stabili. Questo significa che in un universo con più di tre dimensioni non potrebbero esistere oggetti stabili nel tempo, come spiega un articolo sull’argomento.
In uno spazio con più di tre dimensioni, non potrebbero esistere atomi tradizionali e strutture stabili, secondo l’articolo. Questo ci porta a concludere che la nostra esistenza in un universo tridimensionale (oltre al tempo) è dovuta alla possibilità di sostenere la vita. Al contrario, sembra che la vita non potrebbe svilupparsi in un universo bidimensionale (oltre al tempo) a causa della sua complessità insufficiente.
Tuttavia, il fisico James Scargill ha presentato un’interessante teoria nel 2020. Ha dimostrato che campi gravitazionali scalari potrebbero esistere anche in due dimensioni. Questo aprirebbe la possibilità di orbite stabili e di una cosmologia non necessariamente letale, sebbene insolita. Scargill suggerisce che potrebbe essere ulteriormente migliorata rendendo l’intera metrica dinamica.
Un’altra prospettiva interessante è quella di immaginare un mondo-brana in cui il gravitone senza massa non è confinato alla brana, permettendo così alla vita bidimensionale di sperimentare la gravità a quattro dimensioni. Tuttavia, la gravità e le orbite stabili non sono gli unici requisiti per la vita, specialmente quando si considera il ragionamento antropico.
Scargill ha esaminato se un universo bidimensionale potrebbe essere sufficientemente complesso per sostenere la vita complessa. Ha studiato reti biologiche e creato grafi planari che sembrano condividere molte proprietà importanti per cervelli complessi. Questo suggerisce che cervelli complessi potrebbero esistere anche in due dimensioni, sebbene siano necessari ulteriori studi per confrontare i grafi planari con le reti neurali reali.
Queste ipotesi sono ancora molto speculative e rappresentano più un esercizio di pensiero che una realtà consolidata. Tuttavia, pongono in discussione l’idea che siamo in un universo tridimensionale solo perché è l’unico in grado di sostenere la vita, aprendo la possibilità che la vita in due dimensioni potrebbe essere fattibile.
L’articolo completo è stato pubblicato su Physical Research Review.
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