Un nuovo studio rivela che i quasar sono il risultato di collisioni tra galassie.
Guidato da scienziati delle università britanniche di Sheffield e Hertfordshire, un team internazionale di ricercatori ha appena risolto uno dei misteri più sconcertanti dell’astronomia: l’origine dello straordinario potere dei quasar, gli oggetti più luminosi e potenti dell’Universo. Osservata per la prima volta 60 anni fa, la luminosità dei quasar è così intensa che bisognerebbe stipare un trilione di stelle in un volume delle dimensioni del nostro Sistema Solare per eguagliarla. È noto che la colossale quantità di energia rilasciata da un quasar è associata all’attività dei buchi neri supermassicci che occupano i centri di molte galassie, ma cosa esattamente potrebbe innescare una risposta così potente è rimasto un mistero. Il nuovo lavoro, recentemente pubblicato su ‘Monthly Notice of the Royal Astronomical Society‘ e al quale ha partecipato l’astrofisico spagnolo C. Ramos Almeida, dell’Università di La Laguna, ha rivelato che i quasar sono una conseguenza della collisione tra galassie. Le collisioni sono state scoperte quando i ricercatori, utilizzando osservazioni di immagini profonde dal telescopio Isaac Newton alla Palma, hanno osservato la presenza di strutture distorte nelle regioni esterne delle galassie che ospitano quasar. Come gli astronomi sanno bene, la maggior parte delle galassie ha buchi neri supermassicci al centro. E, naturalmente, le galassie contengono anche enormi quantità di gas, sebbene tutto quel materiale orbita, per la maggior parte del tempo, a grandi distanze dai centri galattici e quindi fuori dalla portata dei buchi neri. Ma le collisioni tra galassie cambiano tutto, e spingono questo gas direttamente verso il centro, cioè verso le fauci del buco nero, che comincia a consumarlo in quantità enormi. Proprio mentre sta accadendo, il buco nero inizia a rilasciare quantità straordinarie di energia sotto forma di radiazione, dando origine al potentissimo fenomeno che chiamiamo quasar. L’accensione di un quasar non è uno scherzo, e può avere conseguenze drammatiche per le galassie che lo generano: ad esempio, la sua energia può espellere nello spazio tutte le riserve di gas di una galassia in una volta, impedendole di continuare a formare nuove stelle per miliardi di anni. Al momento sono noti circa 200.000 diversi quasar, tutti a enormi distanze dalla Via Lattea. Tuttavia, è probabile che tra circa 5.000 milioni di anni, quando la nostra galassia entrerà in collisione con Andromeda, che si sta avvicinando a noi a circa 400.000 km/h, genererà il proprio quasar, che comincerà ad essere visibile da qualsiasi punto dell’Universo.
Nelle parole di Clive Tadhunter, dell’Università di Sheffield e coautore dello studio, “I quasar sono uno dei fenomeni più estremi nell’Universo, e ciò che abbiamo visto probabilmente rappresenterà il futuro della nostra stessa galassia, il Via Lattea, quando si scontrano con la galassia di Andromeda in circa cinque miliardi di anni. È emozionante guardare questi eventi e capire finalmente perché si verificano. Speriamo che la Terra non si avvicinerà a uno di questi episodi apocalittici per un bel po’ di tempo“. Questa è la prima volta che i quasar vengono ripresi con questo grado di sensibilità. Confrontando le osservazioni di 48 quasar e delle loro galassie ospiti con le immagini di altre 100 galassie che non hanno quasar, i ricercatori hanno concluso che quelle che ospitano quasar hanno circa tre volte più probabilità di interagire o scontrarsi con altre galassie. I quasar sono importanti per gli astrofisici perché, a causa della loro enorme luminosità, risaltano a grandissime distanze e fungono quindi da veri e propri ‘fari’ che illuminano le prime epoche della storia dell’Universo. Come spiega Jonny Pierce, dell’Università dell’Hertfordshire e primo autore dell’articolo, “Questo è un settore in cui gli scienziati di tutto il mondo sono ansiosi di saperne di più: una delle principali motivazioni scientifiche per il James Webb Space Telescope .della NASA era, appunto, studiare le galassie più antiche dell’Universo, e Webb è in grado di rilevare la luce anche dai quasar più distanti, emessi quasi 13 miliardi di anni fa. I quasar giocano un ruolo chiave nella nostra comprensione della storia dell’Universo, e forse anche del futuro della Via Lattea”.