L’asteroide 99942 Apophis si avvicinerà alla Terra nel 2029. Poiché mancano ancora alcuni anni alla visita, gli scienziati della NASA e dell’Agenzia spaziale europea (ESA) stanno preparando diverse missioni per trarre vantaggio della massima opportunità di studiarlo. Il nome della roccia spaziale deriva da un serpente nella mitologia egizia. La figura era una rappresentazione del male e del caos, e la scelta non è casuale: durante l’avvicinamento, Apophis si troverà a soli 32mila chilometri dalla superficie terrestre, una distanza inferiore a quella dei satelliti in orbite geostazionarie. Apophis misura circa 350 metri di diametro e gli scienziati stimano che rocce spaziali di queste dimensioni compiano voli a distanze così brevi una volta ogni millennio. La breve distanza non significa che Apophis entrerà in collisione con la Terra, ma piuttosto che gli scienziati potranno studiarlo da vicino. A tal fine, la NASA sta lavorando alla missione OSIRIS APEX, che promette di inviare una sonda per studiare i cambiamenti che l’orbita dell’asteroide potrebbe subire in seguito alle interazioni gravitazionali con la Terra.
Altre opzioni di missione privata sono state presentate durante un evento dell’ESA tenutosi tra il 22 e il 23 aprile. Blue Origin, la società di Jeff Bezos, ha suggerito di utilizzare la sua navicella spaziale Blue Ring per inviare una sonda sull’asteroide, che si troverebbe vicino ad esso poco prima del massimo avvicinamento alla Terra. Nel frattempo, l’ESA sta esaminando due concetti di missione per Apophis. Una di queste è la Rapid Apophis Mission for Space Safety (o RAMSES), che si ispirerebbe alla missione Hera. L’altro è Satis, che utilizzerebbe satelliti di tipo CubeSat. Questa sarebbe un’alternativa con costi inferiori, ma i rischi sarebbero maggiori.