Due cervi dalla coda bianca all’interno dell’Harpers Ferry National Historical Park, nello stato del West Virginia (USA), sono recentemente risultati positivi alla malattia da deperimento cronico, nota come “malattia dei cervi zombi“. Intanto, negli ultimi mesi sono stati trovati animali infetti in altri parchi di Antietam e Monocacy nello stato del Maryland e nel Parco nazionale di Yellowstone nello stato del Wyoming. Le autorità spiegano che in queste aree le popolazioni di cervi vengono solitamente ridotte “per proteggere e ripristinare le piante autoctone, promuovere foreste sane e diversificate e preservare paesaggi storici”. Inoltre, sottolineano che i parchi nazionali di Washington DC e gli stati del Maryland, Virginia e West Virginia partecipano ai programmi di monitoraggio dell’EDC. “Fino a quest’anno tutti i risultati di questi parchi erano stati negativi “, si legge nel comunicato. Sebbene al momento non vi siano prove che la malattia possa infettare l’uomo, “si raccomanda di non consumare tessuti di animali infetti da EDC“. Si tratta di una condizione mortale e altamente contagiosa, per la quale attualmente non esiste una cura. Viene trasmessa dai prioni, un tipo di particelle proteiche associate a malattie neurologiche degenerative come il morbo di Creutzfeldt-Jakob negli esseri umani e il morbo della mucca pazza negli esseri umani.
La malattia del cervo zombie, scientificamente nota come “chronic wasting disease” (CWD), è un’afflizione che colpisce cervi, alci, e altre specie di cervidi. Questa patologia, che ha suscitato preoccupazione tra biologi, veterinari e ambientalisti, ha ricevuto l’appellativo di “zombie” per via dei sintomi devastanti che provoca nei cervi affetti. Come detto la CWD è causata da prioni, particelle proteiche anomale che danneggiano il cervello e il sistema nervoso dei cervi. Questa malattia è stata osservata per la prima volta negli anni ’60 negli Stati Uniti e si è diffusa in diverse regioni del Nord America, così come in alcune parti d’Europa. I sintomi della CWD includono perdita di peso, letargia, mancanza di coordinazione motoria, andatura incerta e, alla fine, morte. Ciò che rende la CWD particolarmente inquietante è la sua capacità di diffondersi attraverso il contatto diretto tra animali infetti, nonché attraverso la saliva, le urine e le feci, contaminando l’ambiente circostante e rendendo difficile il controllo della sua diffusione. Gli sforzi per contenere la CWD includono misure di controllo della popolazione di cervi, il monitoraggio della diffusione della malattia e la ricerca di un trattamento efficace. Tuttavia, la natura persistente della malattia e la sua capacità di trasmettersi tra le popolazioni di cervi rappresentano sfide significative per i ricercatori e i gestori della fauna selvatica. Oltre alle implicazioni per la popolazione di cervi, la CWD ha anche suscitato preoccupazioni per la salute pubblica, poiché esistono preoccupazioni riguardo alla possibilità di trasmissione della malattia agli esseri umani attraverso il consumo di carne contaminata. Sebbene non ci siano attualmente prove concrete di trasmissione della CWD agli esseri umani, la prudenza rimane fondamentale nelle regioni dove la malattia è diffusa. Insomma la malattia del cervo zombie rappresenta una sfida significativa per la gestione della fauna selvatica e solleva importanti questioni sulla conservazione della biodiversità e sulla salute pubblica. Il monitoraggio attento, la ricerca continua e l’adozione di misure preventive sono fondamentali per affrontare questa minaccia e proteggere sia le popolazioni di cervi che la salute umana.