Un nuovo studio ha evidenziato che i pazienti curati da medici donne presentano tassi di mortalità inferiori e meno ricoveri rispetto a quelli curati da medici uomini. Questo dato potrebbe essere attribuito alla presunta maggiore capacità delle medici donne nella comunicazione con i pazienti. Si pone quindi la questione se esista un pregiudizio di genere nei risultati del trattamento.
Le disparità di genere nel settore sanitario e negli esiti ospedalieri sono ben documentate. Numerosi studi hanno dimostrato che le pazienti femminili ricevono cure meno intensive rispetto agli uomini, subiscono diagnosi ritardate e spesso vedono i loro sintomi sottovalutati dai medici. Allo stesso tempo, è emerso che le pazienti femminili sono più propense a essere trascurate e a non ricevere la giusta attenzione per il loro dolore.
Recenti ricerche hanno confermato che i pazienti trattati da medici e chirurghi donne ottengono spesso risultati migliori. Ad esempio, uno studio del 2017 ha rilevato che i pazienti operati da chirurghe avevano una probabilità di mortalità inferiore del 12% nei 30 giorni successivi all’intervento. Inoltre, un altro studio del 2023 ha evidenziato che i pazienti operati da chirurghe avevano minori probabilità di sviluppare complicanze post-operatorie.
Tuttavia, nonostante la crescente evidenza sull’effetto del genere del medico sugli esiti dei pazienti, rimane ancora poco chiaro se tali effetti varino in base al genere del paziente. È qui che entra in gioco il nuovo studio.
I ricercatori hanno analizzato i dati di quasi 800.000 pazienti coperti da Medicare, un programma di assicurazione sanitaria statunitense. I pazienti, ricoverati tra il 2016 e il 2019 in ospedali specializzati, hanno mostrato migliori tassi di sopravvivenza e minori ricoveri entro 30 giorni dalla dimissione quando curati da medici donne. Questo beneficio è risultato più significativo per le pazienti femminili rispetto a quelli maschili.
Le pazienti femminili curate da medici donne hanno registrato un tasso di mortalità dell’8,15%, rispetto all’8,38% quando curate da medici uomini. Anche se la differenza potrebbe sembrare minima, è clinicamente significativa considerando il numero di vite coinvolte. Per gli uomini, il tasso di mortalità è stato del 10,15% con medici donne e del 10,23% con medici uomini, con una differenza considerata non significativa.
Per quanto riguarda i ricoveri entro 30 giorni dalla dimissione, le pazienti femminili curate da medici donne hanno avuto un tasso del 15,51%, rispetto al 16,01% con medici uomini. Anche in questo caso, i risultati sono stati considerati non significativi per gli uomini.
Pur dimostrando che i pazienti curati da medici donne ottengono risultati migliori, ciò non implica che i medici uomini siano meno competenti. Tuttavia, potrebbero esserci differenze nel modo in cui i medici di diverso genere interagiscono con i pazienti.
I ricercatori ipotizzano che le medici donne potrebbero essere più attente alla gravità delle condizioni delle pazienti femminili, evitando così ritardi nella diagnosi e nel trattamento. Inoltre, la comunicazione centrata sul paziente potrebbe essere più efficace con le medici donne, consentendo una migliore comprensione dei sintomi e una diagnosi più accurata.
Il futuro lavoro di ricerca dovrebbe approfondire i meccanismi che determinano queste differenze negli esiti dei pazienti, in particolare per le pazienti femminili e il motivo per cui traggono vantaggio dal essere curate da medici donne.
L’articolo completo è stato pubblicato sulla rivista Annals of International Medicine.
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