Le atmosfere dei pianeti rappresentano degli involucri di gas nel bel mezzo dello spazio. Senza alcun tipo di ”barriera” che le difenda dal vuoto, sono destinate a perdere costantemente dei gas. Anche se ogni giorno la Terra perde circa 90 tonnellate di materiale, ciò non intacca la sua atmosfera. Naturalmente ciò avviene anche per Venere che un tempo era un pianeta temperato come la Terra, con acqua liquida che scorreva sulla sua superficie e ora è un mondo pianeta infernale, soffocato da nubi di anidride carbonica da cui piove acido solforico. Una navicella spaziale che passa accanto al ”gemello malvagio” della Terra ha rilevato la fuoriuscita di atomi di carbonio e ossigeno nell’ambito di una scoperta che, se combinata con le precedenti sulla perdita di idrogeno, potrebbe fornire indizi sulla sorprendente trasformazione del pianeta. “Caratterizzare la perdita di ioni pesanti e comprendere i meccanismi di fuga su Venere è fondamentale per capire come si è evoluta l’atmosfera del pianeta e come ha perso tutta la sua acqua”, afferma l’astrofisico Dominique Delcourt del Centro nazionale per la ricerca scientifica (CNRS) in Francia. Nonostante sia il nostro vicino orbitale più prossimo e il pianeta più simile alla Terra nel Sistema Solare, non ci sono molte informazioni in situ su Venere. Al momento c’è solo una missione dedicata allo studio di Venere da vicino: l’orbiter Akatsuki, che studia l’atmosfera venusiana dal 2010. Ma anche i veicoli spaziali impegnati in altre missioni stanno analizzando il pianeta mentre svolgono le loro altre attività. E’ il caso di BepiColombo, una missione congiunta tra l’Agenzia giapponese per l’esplorazione aerospaziale e l’Agenzia spaziale europea per studiare Mercurio. Il corso della sua missione prevedeva due sorvoli ravvicinati di Venere, uno nel 2020 e l’altro nel 2021; il secondo porterà la sonda in una parte dell’ambiente magnetico di Venere che non è stata esplorata prima.
Venere non ha un campo magnetico generato all’interno del pianeta come la Terra, ma il suo campo magnetico è il risultato di una serie di interazioni tra particelle cariche nell’atmosfera superiore e campi magnetici e ioni in movimento nel vento solare. Il risultato è una debole “sfera” di magnetismo che forma una sorta di forma a goccia, con la coda che scorre via con il vento solare. Questo è ciò che ha volato BepiColombo, tra Venere e il Sole, quasi sfiorando il pianeta. E i suoi strumenti hanno rilevato ossigeno e carbonio, accelerati abbastanza da sfuggire alla gravità del pianeta. “E’ la prima volta che si osservano ioni di carbonio con carica positiva fuggire dall’atmosfera di Venere”, afferma l’astrofisica Lina Hadid del CNRS. “Si tratta di ioni pesanti che di solito si muovono lentamente, quindi stiamo ancora cercando di capire i meccanismi che sono in gioco. Potrebbe essere che un ‘vento’ elettrostatico li stia sollevando lontano dal pianeta, oppure potrebbero essere accelerati attraverso processi centrifughi“. Sono in corso di preparazione almeno tre missioni per studiare il pianeta nel prossimo futuro, che potrebbero far luce su molte domande ancora aperte. E tra queste c’è il meccanismo di fuga del carbonio, la presenza di attività vulcanica e l’a domanda scottante se sono presenti forme di vita tra le sue nubi. Oltre a, naturalmente, come è avvenuta l’evoluzione che spinto un mondo mondo simile al nostro pianeta a trasformarsi in un inferno. “Risultati recenti suggeriscono che la fuga atmosferica da Venere non può spiegare completamente la perdita del suo contenuto storico di acqua”, afferma l’astrofisico Moa Persson dell’Istituto svedese di fisica spaziale. “Questo studio è un passo importante per scoprire la verità sull’evoluzione storica dell’atmosfera venusiana e le prossime missioni contribuiranno a colmare molte lacune.“