L’enigma del cuore di Plutone: rivelato il segreto della sua luminosità

Una grande struttura a forma di cuore bianco su Plutone.
Smettila di darci l’emoji del cuore, Plutone, non ti chiameremo ancora pianeta. (NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute)

La navicella spaziale New Horizons della NASA ha compiuto un sorvolo su Plutone e le sue lune nel luglio 2015, inviando le prime foto ravvicinate del pianeta nano. Tra le immagini catturate, è emerso un enigma che ha tenuto in sospeso gli astronomi per anni: il cuore di Plutone, una struttura a forma di cuore situata nella regione occidentale di Plutone, con una superficie bianca altamente riflettente che ha suscitato interrogativi sulla sua origine.

Secondo il dottor Harry Ballantyne dell’Università di Berna, autore principale di uno studio recente, la luminosità di Sputnik Planitia è dovuta alla presenza di ghiaccio di azoto bianco che si muove e convetta sulla superficie, levigandola costantemente. Questo azoto si è accumulato rapidamente dopo un impatto, a causa della minore altitudine. Gli astrofisici dell’Università di Berna e membri del National Center of Competence in Research (NCCR) PlanetS hanno condotto simulazioni per spiegare l’origine di questa caratteristica unica.

Le simulazioni hanno rivelato che il cuore di Plutone potrebbe essere stato formato da un impatto che ha scavato il mantello primordiale del pianeta nano. L’impatto di un oggetto ghiacciato-roccioso di circa 730 chilometri di larghezza a bassa velocità avrebbe creato un eccesso di massa locale, spiegando la struttura del cuore senza la necessità di un oceano sotterraneo. L’angolo e la velocità dell’impatto hanno giocato un ruolo cruciale, evitando che il nucleo dell’oggetto impattatore si fondesse con il nucleo di Plutone.

Il coautore del lavoro, il professor Erik Asphaug dell’Università dell’Arizona, ha suggerito che sotto Sputnik Planitia potrebbe ancora esserci il nucleo rimanente di un altro corpo celeste, simile alla teoria che ipotizza la presenza del nucleo dell’antico pianeta Theia all’interno della Terra. Questo corpo potrebbe essere l’oggetto impattatore più piccolo di Plutone, non completamente assimilato dal pianeta nano.

Lo studio, pubblicato su Nature Astronomy, ha contribuito a chiarire l’origine e la formazione del cuore di Plutone, risolvendo un mistero che ha affascinato gli scienziati da anni.

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