Per la prima volta in 120.000 anni, possiamo vedere quale era il volto di quello che si pensa sia il più antico Homo sapiens di sempre, dopo che il suo cranio è stato utilizzato per completare una ricostruzione forense da un esperto brasiliano.
Il volto del più antico Homo sapiens mai trovato può essere visto per la prima volta dall’età della pietra dopo che gli scienziati hanno ricostruito i suoi lineamenti. Il teschio trovato nel nord di Israele, è stato nominato dalla rivista Smithsonian come candidato per il più antico essere umano moderno mai scoperto. Lo hanno chiamato Skhul 5 e ora per la prima volta in 120.000 anni, possiamo vedere che aspetto avesse una ricostruzione forense. L’esperto di grafica brasiliano Cicero Moraes, autore del nuovo studio, ha descritto il volto come “un uomo forte pronto a combattere per la sopravvivenza”. Moraes ha continuato: “La base per l’approssimazione era il cranio scansionato in 3D. Le sue condizioni erano molto buone, poiché una parte significativa del cranio era disponibile e una piccola parte è stata ricostruita da specialisti. In questo lavoro è stata utilizzata la tecnica della deformazione anatomica In parole povere, la tomografia di un essere umano moderno è regolata in modo che il cranio dell’uomo moderno sia convertito nel fossile Skhul V. Il tessuto molle – pelle, muscoli, grasso, ecc. – segue la deformazione e genera una faccia approssimativa, che sarebbe quella dell’individuo fossilizzato.”
Il suo cranio fu portato alle luce nella grotta di Skhūl vicino al Monte Carmelo, in Israele, nel 1932 insieme a molti altri corpi preistorici. Gli scienziati inizialmente pensavano che provenisse da una specie umana precedente, a causa della robustezza del suo cranio, ma ora si crede che fosse un primo homo sapiens.
Se è il più antico Homo sapiens mai trovato, tuttavia, dipende da come classifichi gli altri contendenti. “Questa è una domanda molto interessante e c’è un enorme dibattito su chi sia stato il primo uomo o anche su cosa sia un uomo arcaico”, ha affermato Moraes. Ha continuato: “Ciò che era evidente nel caso di Skhul V è che si tratta di un essere umano ma con una struttura alquanto diversa dagli uomini moderni. Sono molto onorato di approssimare questo volto e fornire alcuni dati strutturali del processo, confrontando i risultati con altri individui del genere Homo. Immagino che metta almeno un altro tassello in questo grande puzzle che è la storia dell’evoluzione umana.“