Le Americhe, nonostante siano stati gli ultimi continenti sulla Terra ad essere abitati dagli esseri umani (escludendo l’Antartide), sono considerate la patria di circa la metà di tutte le famiglie linguistiche mai parlate. Risalendo a radici preistoriche, uno studio recente ha rivelato che ogni lingua nordamericana può essere collegata a una delle due antiche lingue madri siberiane, portate in America rispettivamente 24.000 e 14.000 anni fa.
Prima dell’avvento delle lingue europee come l’inglese, lo spagnolo, il francese o l’olandese sul suolo nordamericano, il continente era un mosaico di circa 200 famiglie linguistiche separate, rendendolo incredibilmente diversificato verbalmente. Il primo di questi vernacoli si pensa sia stato importato quando la glaciazione ha aperto un passaggio dalla Siberia all’Alaska alla fine del Pleistocene.
Per comprendere meglio l’evoluzione di queste lingue, la linguista Johanna Nichols dell’Università della California, Berkeley, ha analizzato le caratteristiche semantiche di 60 diverse lingue nordamericane appartenenti a tutte le famiglie linguistiche e a tutta la geografia del continente. Attraverso l’esame di 16 caratteristiche strutturali linguistiche, Nichols è riuscita a risalire tutte le lingue a due popolazioni fondatrici.
La prima popolazione è emersa lungo la costa occidentale del Nord America con due ondate di immigrati siberiani che sono arrivati 24.000 e 15.000 anni fa. Questi gruppi si sono mescolati in California e Oregon, dando origine al primo gruppo distinto di lingue americane, caratterizzate dall’uso prominente di pronomi n-m.
La seconda popolazione fondatrice è apparsa tra le prime comunità interne dopo la formazione di un corridoio libero dai ghiacci circa 14.000 anni fa. Questa popolazione ha dato origine alle lingue parlate dalla cultura Clovis che occupava parti del Nord America prima del 10.000 a.C., caratterizzate dalla polisintesi.
Infine, una quarta ondata di entranti siberiani circa 12.000 anni fa ha portato alla formazione di una famiglia di lingue distinte da quelle parlate in California e Oregon, diventando la lingua franca dei primi coloni del Nordovest Pacifico.
Secondo Nichols, i profili strutturali delle lingue fondatrici sono ancora riflesse nelle moderne popolazioni linguistiche, indicando che la distribuzione delle lingue nordamericane è stata plasmata dagli antichi eventi di glaciazione che hanno aperto le finestre di ingresso per queste popolazioni. Lo studio è stato pubblicato sull’American Journal of American Anthropology.