Il Paradosso del Pescatariano: Tra Etica, Ambiente e Identità

Un salmone rosso
Per favore… dite alla mia famiglia… li ho amati. (Natalya Pekh/Shutterstock.com)

Le abitudini alimentari attuali dell’umanità, indipendentemente dalle opinioni personali sulla moralità di mangiare carne e pesce, sono chiaramente dannose per l’ambiente, la salute e il benessere degli animali. In questo contesto, diventa difficile giustificare il mantenimento di una dieta a base di carne anziché passare completamente al veganismo.

Un recente studio ha esaminato le motivazioni di 10 pescatari per comprendere il loro approccio dietetico e i risultati sono stati sorprendenti. Il paradosso del pescatariano si pone come una sfida filosofica: come conciliare il desiderio di evitare la carne terrestre con il consumo di pesce e frutti di mare.

I pesci, come gli animali terrestri, possono provare dolore, stressarsi e dimostrare capacità cognitive. Inoltre, l’industria ittica ha un impatto significativo sull’ambiente, contribuendo alle emissioni di gas serra.

Il concetto di dissonanza cognitiva gioca un ruolo chiave nel comportamento dei pescatari, che devono confrontarsi con credenze contrastanti riguardo al consumo di pesce. Alcuni pescatari giustificano il consumo di pesce sostenendo che i pesci non provano dolore o che la distanza evolutiva li rende meno rilevanti.

Un altro approccio adottato dai pescatari è la negazione della propria identità, identificandosi a volte come vegetariani nonostante consumino pesce. Questo comportamento potrebbe derivare dalla volontà di distanziarsi socialmente dai mangiatori di carne e creare una percezione più positiva di sé stessi.

Il paradosso del pescatariano si risolve nel riconoscimento che, in realtà, non esistono pescatari, ma piuttosto vegani che includono il pesce nella propria dieta. Questa consapevolezza può portare a una maggiore coerenza tra valori e comportamenti alimentari.

Lo studio completo è stato pubblicato sulla rivista Qualitative Research in Psychology.

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