Scoperte di Molecole Complesse nello Spazio

Una nuvola arancione è visibile con un pugno di oggetti stellari che appaiono al suo interno.
La regione intorno al protostar IRAS 23385. (NASA, ESA, CSA, W.R.M. Rocha (LEI))

Le scoperte effettuate grazie alle osservazioni con il telescopio spaziale James Webb hanno rivelato la presenza di molecole complesse nelle nuvole che circondano due protostelle, note come IRAS 2A e IRAS 23385. Tra queste molecole si trovano l’etanolo, l’acido acetico, l’acido formico e altre sostanze interessanti. Ad esempio, l’etanolo è un alcol comune nei liquori, mentre l’acido acetico è uno dei componenti principali del aceto. Inoltre, sono state individuate anche molecole più semplici come metano, formaldeide e biossido di zolfo.

Le osservazioni effettuate con lo strumento Mid-Infrared (MIRI) del JWST hanno permesso di studiare gli ambienti più freddi delle protostelle, consentendo di analizzare anche la presenza di ghiaccio, un elemento cruciale per comprendere la formazione delle molecole organiche complesse nello spazio. Questa scoperta ha contribuito a rispondere a una delle domande fondamentali in astrochimica: da dove provengono le molecole organiche complesse nello spazio e come si formano?

La presenza di molecole organiche complesse nei ghiacci intorno alle protostelle suggerisce che reazioni chimiche in fase solida sulla superficie dei grani di polvere fredda possano generare tipi complessi di molecole. Nonostante le due protostelle non siano attualmente coinvolte nella formazione di pianeti, la protostella IRAS 2A, in particolare, è considerata una protostella a bassa massa, simile alle prime fasi evolutive del Sole.

Questo scenario potrebbe offrire uno sguardo su come il nostro Sistema Solare si presentasse nelle sue fasi iniziali, quando le molecole ora comuni sulla Terra erano già presenti. Le molecole individuate potrebbero in seguito diventare parte di comete, asteroidi e, infine, contribuire alla formazione di nuovi sistemi planetari durante l’evoluzione del sistema protostellare.

Infine, è importante sottolineare che il team di ricerca ha dedicato questi risultati al ricercatore Harold Linnartz, membro del team scomparso nel dicembre 2023, poco dopo l’accettazione dell’articolo per la pubblicazione sulla rivista Astronomy & Astrophysics.

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