Sulla tavoletta sono incise le misure di un appezzamento di terreno, calcolate con metodi trigonometrici e terne pitagoriche: si tratta della più antica testimonianza di geometria mai scoperta.
Quando quattromila anni fa un geometra babilonese incise su una tavoletta i confini di alcuni appezzamenti di terreno probabilmente non immaginava che la sua opera fosse destinata a stravolgere l’archeologia del futuro. Analizzando la tavoletta conservata nel Museo Archeologico di Istanbul, Daniel Mansfield, un matematico della University of New South Wales di Sydney, ha infatti scoperto come gli antichi popoli mesopotamici conoscessero il Teorema di Pitagora, prima di Pitagora stesso.
“Quello che trascritto sulla tavoletta di argilla, spiega Mansfiel, prova che gli antichi babilonesi conoscevano molte nozioni base di geometria, comprese quelle relative alla realizzazione di triangoli rettangoli applicando i concetti ai problemi pratici”. Su Si427 (nome dato alla tavoletta) sono state realizzare le incisioni di caratteri cuneiformi che corrispondono senza dubbio a una lunga serie di terne pitagoriche. L’antico geometra aveva trascritto i calcoli necessari a ripartire un appezzamento di terreno suddividendolo in rettangoli con una precisione che secondo lo scienziato non lascia spazio ai dubbi: “I rettangoli sono precisi: il geometra li ha calcolati attraverso le terne pitagoriche: 3, 4, 5; 8, 15, 17; 5, 12, 13. Dalle caratteristiche della tavoletta, inoltre, si comprende come l’uomo abbia fatto l’incisione ‘in tempo reale’, tracciando le linee sull’argilla mentre si trovata sul terreno. Ma un ultimo aspetto resta ancora da decifrare: la presenza di un numero in base sessagesimale, 25:29, ancora senza alcuna interpretazione. Potrebbe essere la sequenza di un calcolo o l’area di qualche altro terreno; ma, per ora, resta ancora un mistero.