La Grande Barriera Corallina ha subito un altro grave evento di sbiancamento dei coralli, il quinto in soli otto anni, rappresentando un duro colpo per questo ecosistema tanto amato quanto problematico. L’8 marzo, l’Istituto Australiano di Scienze Marine (AIMS) ha confermato l’evento in corso in collaborazione con l’Autorità del Parco Marino della Grande Barriera Corallina. I voli in elicottero sulla parte meridionale della barriera hanno documentato un diffuso sbiancamento dei coralli alla fine di febbraio, raccogliendo dati su oltre 300 barriere costiere, di mezza piattaforma e al largo nelle regioni meridionali e centrali.
Il dottor Neal Cantin, ricercatore senior di AIMS, ha spiegato che quando lo sbiancamento diventa comune in molti settori della barriera, diventa un evento di sbiancamento di massa. L’ecosistema della Grande Barriera Corallina, vasto quanto l’Italia, subisce stress termico in modo non uniforme, portando a differenze nel grado di sbiancamento dei coralli tra le diverse barriere. Questo modello segue il pattern di stress termico accumulato nei mesi precedenti.
Gli eventi di sbiancamento di massa sono strettamente legati all’aumento delle temperature dell’oceano causato dal cambiamento climatico antropogenico. Si verificano quando si interrompe la relazione simbiotica tra coralli e alghe che vivono nei loro tessuti. Le alghe forniscono al corallo zuccheri attraverso la fotosintesi, ma possono abbandonare il tessuto corallino in situazioni di stress come malattie, inquinamento o eccesso di calore. Senza le alghe, i coralli perdono una fonte essenziale di nutrimento, diventando deboli e vulnerabili alle malattie.
Le alghe conferiscono ai coralli i loro vivaci colori, quindi la loro assenza li fa apparire pallidi e bianchi, da qui il termine “sbiancamento”. Gli eventi di sbiancamento sono un fenomeno moderno con implicazioni significative sul cambiamento climatico. La Grande Barriera Corallina ha già subito eventi di sbiancamento di massa nel 1998, 2002, 2016, 2017, 2020 e 2022. Le temperature estreme registrate nel 2023 e finora quest’anno hanno reso inevitabile un altro evento di sbiancamento.
Nell’estate dell’emisfero settentrionale, si sono verificati record di stress termico nei Caraibi e nel Pacifico Orientale, causando un grave sbiancamento dei coralli. Questo evento sulla Grande Barriera Corallina fa parte di un modello globale di calore estremo causato dal cambiamento climatico, come spiegato dal dottor David Wachenfeld, direttore del programma di ricerca di AIMS.
La ministra dell’ambiente australiana Tanya Plibersek ha sottolineato l’impegno del governo australiano nel ridurre le emissioni di carbonio per contrastare il cambiamento climatico e proteggere l’ambiente. Tuttavia, gruppi ambientalisti accusano il governo di ipocrisia, sostenendo che promuovendo l’industria dei combustibili fossili non stia realmente proteggendo la Grande Barriera Corallina.
Secondo David Ritter, CEO di Greenpeace Australia Pacific, l’inquinamento da carbone, petrolio e gas rappresenta il principale problema ambientale dell’Australia, minacciando la salute della barriera. Amanda McKenzie, CEO del Climate Council, ha sottolineato la necessità di rivedere le leggi ambientali per evitare nuovi progetti che danneggiano l’ecosistema marino.
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