I ricercatori ritengono che la formazione di ghiaccio di metano sia dovuta ad un “processo atmosferico unico” che si produce sul pianeta nano.
Un nuovo studio condotto da un team internazionale di scienziati, tra cui ricercatori dell’Ames Research Center della NASA in California, ha utilizzato i dati sull’atmosfera e sulla superficie di Plutone, raccolti dalla missione della sonda New Horizons, per analizzare come si formano le lastre di ghiaccio di metano che ricoprono le montagne del pianeta nano. La ricerca ha rivelato come queste calotte glaciali nascono attraverso un processo completamente diverso rispetto alla Terra. “È particolarmente interessante notare come due paesaggi molto simili, come quello della Terra e di Plutone, possono prodursi attraverso due processi molto differenti. Le montagne equatoriali di Plutone sono coperte da strati di ghiaccio di metano a causa di un processo atmosferico unico. A differenza della Terra, la neve di Plutone è composta da metano congelato mentre l’atmosfera del pianeta diventa più calda all’aumentare dell’altitudine, perché il gas metano concentrato più in alto assorbe la radiazione solare, mentre le temperature superficiali rimangono costanti. A differenza di ciò che accade sulla Terra, inoltre, sul pianeta nano dominano i venti che soffiano dalle pendici delle montagne verso l’alto.
Usando un modello 3D che ricostruisce le condizioni atmosferiche del pianeta nano, gli scienziati hanno scoperto come l’atmosfera del pianeta ha una maggiore concentrazione di gas metano alle altitudini più calde e più elevate; una caratteristiche che consente al gas di saturarsi condensare e poi congelare direttamente sulle cime delle montagne senza che si formino nuvole. “Plutone è davvero uno dei migliori laboratori naturali di cui disponiamo per esplorare i processi fisici e dinamici che si producono quando i gas passano dallo stadio gassosi a quello solido interagendo con la superficie planetaria“, ha spiegato Bertrand.