Una maschera verde di giada scoperta in una piramide dei Maya

La maschera, completamente ricoperta di giada, potrebbe essere appartenuta ad un re, fino ad oggi sconosciuto, chiamato Itzam Kokaj Bahlam.

Celebre per le imponenti piramidi e per il calendario, il popolo dei Maya ha ancora molti misteri pronti ad essere scoperti. Di recente un team di archeologi ha portato alla luce una maschera molto vistosa ricoperta di giada. Secondo le prime ricerche risale a 1700 anni fa, molto prima all’arrivo degli Spagnoli nelle Americhe. La maschera si trovava in una piramide nascosta nella foresta con delle iscrizioni che hanno consentito agli esperti di determinarne il proprietario. Il nome era “Itzam Kokaj Bahlam” e potrebbe essere un re, fino ad oggi sconosciuto, che ha regnato sulla regione del Chochkitam, in Guatemala, poco lontano dal Messico verso il 350 d.C. La scoperta della maschera e la presenza delle incisioni nella piramide rappresentano un vero e proprio colpo di fortuna, spiega Francisco Estraa-Belli, lo studioso autore della scoperta, alla luce del fatto che la camera mortuaria del re forse è stata saccheggiata varie volte, nel corso degli ultimi millenni. Uno degli elementi che ha colpito maggiormente gli appassionati è la somiglianza della maschera del film The Mask di Jim Carrey.

La civiltà dei Maya, antica e affascinante, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’umanità. Situata principalmente nell’attuale America Centrale, nella regione che comprende il Messico meridionale, il Guatemala, il Belize e parti di Honduras e El Salvador, la civiltà Maya prosperò per millenni, raggiungendo il suo apice tra il 250 e il 900 d.C. I Maya svilupparono una cultura sofisticata e complessa, caratterizzata da importanti contributi nelle arti, nell’architettura, nella scrittura, nelle scienze e nelle pratiche spirituali. Uno dei loro maggiori contributi è stato il sistema di scrittura geroglifica, un complesso sistema di simboli che combinava elementi logografici e fonetici, utilizzato principalmente su pietra e manufatti cerimoniali. L’architettura Maya è celebre per le loro imponenti piramidi e templi, costruiti con precisione astronomica e spesso orientati in modo da corrispondere a eventi celesti importanti, come i solstizi e gli equinozi. Uno dei siti più iconici è Chichén Itzá, con la sua piramide di Kukulcán, che funge da calendario astronomico. I Maya svilupparono anche un avanzato sistema di calendario, composto da più cicli temporali interconnessi, tra cui il calendario sacro di 260 giorni e il Long Count, un ciclo di oltre 5.000 anni. Questi calendari erano fondamentali per la loro organizzazione sociale, economica e religiosa, e riflettevano la loro profonda comprensione del cosmo. Nell’ambito delle arti, i Maya eccellevano nella lavorazione della ceramica, della giada, dell’oro e di altri materiali preziosi, producendo manufatti di straordinaria bellezza e complessità. Le loro opere d’arte spesso raffiguravano scene della vita quotidiana, divinità, miti e rituali religiosi. La religione giocava un ruolo centrale nella vita dei Maya, influenzando ogni aspetto della loro società. Credevano in un vasto pantheon di divinità, ognuna associata a elementi naturali, come il sole, la luna e le stelle. Praticavano complessi rituali sacrificali per placare gli dei e assicurare la fertilità della terra e il successo delle loro colture. Nonostante la loro grande realizzazione culturale, la civiltà Maya conobbe anche declino e collasso intorno al 900 d.C., con molte delle loro città principali abbandonate e inghiottite dalla giungla. Le cause di questo declino rimangono oggetto di dibattito tra gli studiosi, con ipotesi che vanno dalla guerra interna alla deforestazione e al cambiamento climatico.