Dopo aver analizzato campioni biologici provenienti da 10 allevamenti di polli e quattro macelli in Cina, un team internazionale di scienziati ha scoperto che i batteri si evolvono insieme negli animali che ricevono alte dosi di antibiotici, il che contribuisce ad aumentare la resistenza antimicrobica, con conseguente perdita di efficacia dei medicinali disponibili, perché gli agenti patogeni sono più resistenti. Pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications, lo studio sull’impatto dei metodi di allevamento degli animali ha previsto l’analisi congiunta di due batteri: Escherichia coli e Salmonella enterica. Alcuni ceppi di questi batteri potrebbero già mostrare elevati livelli di resistenza ai farmaci attuali, in particolare all’E. coli. Possono anche essere facilmente trasmessi all’uomo, causando intossicazioni alimentari (nei casi più lievi). Nonostante queste ricerche, gli scienziati suggeriscono già che l’agente patogeno responsabile della prossima pandemia potrebbe emergere in una fattoria. Nell’allevamento di pollame è prassi comune l’uso di antibiotici ad ampio spettro somministrati per ridurre preventivamente le perdite di produzione, ovvero le malattie degli uccelli.
Questo è ciò che rende questo spazio un luogo ideale per l’evoluzione batterica, poiché i ceppi più deboli muoiono con le medicine, ma i più forti vengono costantemente selezionati. Per la prima volta, i ricercatori hanno analizzato come questi due batteri coesistono nello stesso microbioma, come nell’intestino dei polli. Secondo gli autori, lì gli agenti patogeni “condividono” il materiale genetico, diffondendo mutazioni associate alla resistenza antimicrobica, attraverso elementi genetici mobili (mobiloma), all’interno dello stesso ospite, come un uccello. In sostanza, questi elementi genetici mobili sono molecole composte da materiale genetico che possono “saltare” da una cellula all’altra di un batterio, integrandosi nel genoma e fornendo nuove “capacità”.
Maggiore resistenza antimicrobica
Dall’analisi dei campioni è stato possibile osservare che, quando E. coli e S. enterica convivono, il rischio che entrambi i ceppi abbiano caratteristiche legate alla resistenza è maggiore. Ciò non si verifica nella stessa misura quando sono isolati. Alla luce di questa scoperta, l’ipotesi è che altri batteri (non analizzati nello studio) condividano lo stesso meccanismo, il che rende la resistenza agli antibiotici un problema ancora più diffuso. Tuttavia, sono ancora necessari ulteriori studi.