Il modulo Peregrine è stato distrutto in modo controllato per evitare che diventi detriti spaziali. Trasportava diversi dispositivi scientifici della NASA e resti mortali inviati da un’impresa di pompe funebri.
Il modulo di atterraggio lunare americano Peregrine, che non è riuscito a raggiungere la Luna a causa di una perdita di carburante durante il volo, è scomparso questo giovedì in una remota regione del Pacifico meridionale, probabilmente dopo aver preso fuoco al rientro nell’atmosfera terrestre. Astrobotic, la “start-up” che ha progettato il dispositivo, ha perso i contatti con la navicella poco prima delle 22:00 questo giovedì, a metà mattinata di venerdì nel fuso orario locale. Un precedente rapporto di Astrobotic aveva fornito le coordinate di rientro atmosferico a poche centinaia di chilometri a sud delle Fiji, anche se con un ampio margine di errore. Gli ingegneri avevano eseguito una serie di piccole accensioni al motore per posizionare il robot, grande quanto un carrello da golf, sull’oceano per “minimizzare il rischio che i detriti raggiungessero la terraferma“. Peregrine è decollato all’inizio della scorsa settimana dalla Florida, ma è stata subito rilevata una perdita di carburante che gli ha impedito di atterrare sulla Luna. Tuttavia, ha continuato a operare per più di 10 giorni nello spazio, raccogliendo dati di volo utili per un tentativo futuro e consentendo anche esperimenti a bordo. L’azienda è stata costretta a valutare come concludere la missione tenendo conto delle incertezze legate alla perdita e per non causare problemi ai satelliti in orbita terrestre o detriti in orbita lunare.
Lo scorso fine settimana ha annunciato di aver preso “la difficile decisione” di mantenere una traiettoria che dirigesse il lander verso la Terra. “Non crediamo che il rientro del Peregrine comporti alcun rischio per la sicurezza e che il veicolo spaziale brucerà nell’atmosfera terrestre“, ha osservato Astrobotic. Il modulo di atterraggio lunare fa parte di una nuova partnership sperimentale tra l’agenzia spaziale statunitense (NASA) e l’industria privata volta a ridurre i costi per i contribuenti e a promuovere un nuovo business legato ai viaggi sulla Luna. La NASA aveva pagato alla startup più di 100 milioni di dollari nell’ambito del programma “Commercial Lunar Payload Services” per inviare i suoi strumenti scientifici sulla Luna, strumentazione importante per preparare il programma Artemis che porterà l’umanità a mettere nuovamente piede sul nostro satellite naturale. Con la disintegrazione del velivolo, questi strumenti sono andati perduti, così come campioni di DNA di presidenti degli Stati Uniti (nello specifico, capelli di George Washington, Dwight D. Eisenhower e John F. Kennedy provenienti da una collezione privata) e i resti mortali di due persone che erano stati inviati da un’impresa di pompe funebri a riposare sulla Luna. Questo punto ha scatenato la rabbia del popolo Navajo perché ritenevano che la Luna fosse stata “profanata”. Ciò non accadrà più, almeno per il momento.