Gli scienziati hanno scoperto che gli antichi pastori potrebbero essere responsabili della prevalenza della sclerosi multipla nel mondo attuale. La sclerosi multipla (SM) è una malattia autoimmune del cervello e del midollo spinale che colpisce 2,8 milioni di persone in tutto il mondo, secondo la National Multiple Sclerosis Society. Gli Stati Uniti rappresentano circa un terzo di questi casi, con una percentuale simile proveniente dall’Europa occidentale.
Gli scienziati sostengono che si tratti di una combinazione di fattori genetici e ambientali. Tale accostamento di fattori fa sì che il sistema immunitario attacchi l’isolamento grasso che circonda i nervi nel cervello e nel midollo spinale, interrompendo la loro capacità di trasmettere l’isolamento al resto del corpo.
Precedenti studi hanno identificato 233 varianti genetiche che sono comunemente associate alla condizione, che gli esperti ritengono spieghi circa il 30% del rischio complessivo di un individuo di sviluppare la malattia. L’ascendenza genetica europea è stata proposta come una potenziale spiegazione del motivo per cui la sclerosi multipla è così diffusa in Nord America e in Europa.
Per dare una spiegazione, i ricercatori di tutto il mondo si sono riuniti per analizzare antichi dati genetici e confrontarli con il DNA moderno. Il loro studio include dati di quasi 5.000 esseri umani in Europa e in Asia, risalenti fino a 34.000 anni fa. Dall’analisi, pubblicata sulla rivista Nature, i ricercatori hanno scoperto che le varianti genetiche associate alla sclerosi multipla sono state introdotte nelle popolazioni europee circa 5.000 anni fa da pastori di pecore e bovini che migravano dall’Oriente.
Queste le parole di Rasmus Nielsen, professore di genetica ed evoluzione alla UC Berkeley e coautore dello studio, rilasciate a Newsweek: “Sosteniamo che le mutazioni che aumentano il rischio di sclerosi multipla sono state favorite in Europa migliaia di anni fa, quando l’ambiente patogeno era molto diverso da quello che è oggi. Queste mutazioni probabilmente hanno fornito protezione contro gli agenti patogeni che erano comuni negli ambienti passati”.
In modo particolare, il team ritiene che queste varianti genetiche possano aver fornito un vantaggio di sopravvivenza proteggendo questi pastori dalle infezioni trasmesse dalle loro pecore e bovini. Molte di queste varianti genetiche sembrano svolgere un ruolo nella nostra risposta immunitaria, che, mentre ci rende meno suscettibili alle infezioni, può anche aumentare la nostra probabilità di sviluppare condizioni autoimmuni come la SM.