Non riuscire ad ascoltare gli altri quando c’è rumore intorno potrebbe essere sintomo di demenza

L’udito è un’abilità che molti di noi danno per scontata. Ma uno studio dello scorso anno ha suggerito che gli adulti dovrebbero prestare maggiore attenzione ai cambiamenti nella loro capacità di sentire, poiché le difficoltà uditive potrebbero essere collegate allo sviluppo di demenza in età avanzata. In una ricerca effettuata su oltre 80.000 adulti di età superiore ai 60 anni, coloro che avevano difficoltà a sentire i propri interlocutori in ambienti rumorosi presentavano maggiori rischi di demenza. Ma c’è anche un altro aspetto da prendere in considerazione: lo studio ha aggiunto che ci sono prove che suggeriscono che i problemi di udito potrebbero non essere solo un sintomo di demenza, ma in realtà un fattore di rischio che potrebbe allertare le persone, le loro famiglie o i medici della sua insorgenza prima che inizi qualsiasi peggioramento. E quindi un sintomo che porta ad una diagnosi precoce. “C’è stato un interesse particolare sui disturbi dell’udito e sulla possibilità che ciò possa aumentare il rischio di demenza“, ha spiegato l’epidemiologo e autore dello studio Thomas Littlejohns dell’Università di Oxford nel luglio 2021. Nel 2017, la perdita dell’udito è stata elencata insieme al fumo e all’inattività fisica come uno dei nove principali fattori di rischio modificabili della demenza. Lo storico rapporto Lancet è stato presto aggiornato nel 2020 per includere altri tre fattori di rischio, portando il totale a 12. Sempre nei rapporti di Lancet è stato stimato che tra i 12 fattori di rischio di demenza, la perdita dell’udito potrebbe avere il peso maggiore di tutti, tanto che le persone con una perdita dell’udito non affrontata in mezza età hanno una probabilità fino a cinque volte maggiore di sviluppare demenza. Per indagare ulteriormente il fenomeno, i ricercatori dell’Università di Oxford si sono rivolti alla Biobank del Regno Unito, un database di ricerca creato per individuare i collegamenti tra genetica, fattori ambientali e risultati sulla salute in un’ampia fetta della popolazione del Regno Unito.

Il rischio di demenza è stato analizzato per un gruppo di oltre 82.000 donne e uomini, di età pari o superiore a 60 anni, che non soffrivano di esenti da demenza e il cui udito era stato valutato all’inizio dello studio. Gli esperti hanno analizzato la capacità delle persone si sentire nel rumore, ovvero la capacità di individuare frammenti di discorso in un ambiente rumoroso – in questo caso, riconoscendo i numeri pronunciati contro il rumore di fondo bianco. Dopo circa 11 anni, sulla base delle cartelle cliniche, 1.285 partecipanti avevano sviluppato demenza.I partecipanti che avevano un udito peggiore avevano quasi il doppio del rischio di sviluppare demenza rispetto a quelli che avevano una qualità dell’udito buona“, ha detto Littlejohns. È interessante notare che circa la metà delle persone coinvolte nello studio che avevano un udito insufficiente, e circa il 42% di coloro che avevano ottenuto risultati scarsi nel test, non hanno notato alcun danno uditivo quando è stato chiesto di segnalarlo. I ricercatori hanno anche considerato se i problemi di udito delle persone fossero effettivamente legati ad altri fattori noti per influenzare il rischio di demenza, come l’isolamento sociale e la depressione, che potrebbero entrambi verificarsi se le persone hanno problemi di udito. Per essere sicuri, Littlejohns e i suoi colleghi hanno realizzato anche alcuni confronti tra i dati per vedere se le prestazioni uditive delle persone potrebbero essere state effettivamente influenzate o meno da una demenza sottostante e non rilevata, quella che viene chiamata causalità inversa. Ma il rischio di demenza indicato dalle difficoltà uditive non era peggiore rispetto ai partecipanti allo studio che avevano sviluppato demenza prima (dopo 3 anni) piuttosto che successivamente (dopo 9 anni); è rimasto più o meno lo stesso. Questo non è stato il primo studio a trovare un legame tra perdita dell’udito e demenza, ma il team ha affermato di essere stato tra i primi a indagare sul rischio di demenza e sulla capacità uditiva delle persone in ambienti rumorosi, che sono più tipici della nostra vita quotidiana. Intanto studi lunghi e ampi condotti in Australia e Taiwan hanno portato alla scoperta che le persone con problemi di udito presentano un rischio maggiore di demenza. Tuttavia, questi studi si basavano su dati auto-riportati dai partecipanti allo studio o su cartelle cliniche che denotavano perdita dell’udito. “Grandi studi come la Biobanca del Regno Unito sono strumenti potenti per identificare fattori genetici, di salute e di stile di vita legati a condizioni come la demenza“, ha detto la neuroscienziata Katy Stubbs, dell’Alzheimer ‘s Research UK, un ente di beneficenza di ricerca, riguardo allo studio dell’Università di Oxford. “Ma è sempre difficile distinguere causa ed effetto in questo tipo di ricerca.” Al margine della ricerca gli esperti sottolineano come proteggere le nostre orecchie dai danni all’udito, con cuffie e tappi per le orecchie, e aiutare le persone a sentire meglio con gli apparecchi acustici, potrebbe potenzialmente aiutare a mitigare questo potenziale fattore di rischio di demenza, che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. Troppe poche persone in questo particolare studio utilizzavano apparecchi acustici per raggiungere ancora conclusioni definitive e saranno necessari studi clinici prima di poter avanzare nella ricerca. Intanto, però, l’indagine offre nuove speranze nella comprensione e nella prevenzione della demenza.

Fonte:

https://alz-journals.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/alz.12416