tanto, gli scienziati riconoscono gli scrittori di fantascienza come i creatori di idee che in seguito si sono dimostrate poi avere valore scientifico. L’ispirazione dalla musica, risulta invece più rara, eppure è stata la canzone Black Hole Sun dei Soundgarden che ha ispirato il dottor Earl Bellinger del Max Planck Institute for Astrophysics a iniziare a pensare se queste cose potessero esistere.
I buchi neri stellari emergono dal collasso di stelle con masse superiori a 25 volte quella del Sole nelle esplosioni di supernova. Il dottor Bellinger ha arruolato otto colleghi nella ricerca per scoprire se fosse possibile che una stella apparentemente ordinaria avesse un buco nero al suo interno.
I buchi neri hanno una gravità così forte che nemmeno la luce può sfuggirgli, quindi potrebbe non essere logico pensare che gli oggetti che brillano possano superare quella forza per illuminare l’universo. Tuttavia, i quasar (ossia un nucleo galattico attivo estremamente luminoso) sono ancora più luminosi e sono alimentati da buchi neri supermassicci nel loro nucleo.
Lo scopo dello studio è l’idea che dopo il Big Bang si siano formati molti buchi neri di piccole dimensioni, con masse simili alla Luna o più piccole. I buchi neri più piccoli evaporerebbero, ma quelli delle dimensioni di un grande asteroide esisterebbero ancora, alla deriva nell’universo, un pensiero.
Il progetto era quello di capire cosa sarebbe successo se questo fosse stato reale e, in caso affermativo, se gli effetti sarebbero stati qualcosa che avremmo potuto rilevare. Come ha concluso lo studio, buchi neri meno massicci dell’asteroide Psyche, non avrebbero effetti evidenti all’esterno.
Se il Sole avesse un buco nero la cui massa avesse raggiunto un milionesimo di quella del Sole, andrebbe a perdere circa la metà della sua luminosità in un periodo di 100 milioni di anni. Poi, la stella si illuminerebbe, poiché l’accrescimento del buco nero sostituirebbe la fusione nucleare come principale fonte di energia. La stella si gonfierebbe fino a diventare prematuramente una gigante rossa, e mostrerebbe alcune differenze che rivelerebbero la sua vera natura.
La classe di stelle note come ritardatarie rosse sono candidate per stelle di questa natura. Alla fine, una stella di questo tipo si consumerà, finendo per diventare un buco nero nudo con una massa più grande di quella con cui è iniziata, ma un po’ più piccola di quelle lasciate dalle esplosioni di supernova.
I dettagi esatti dipendono dalle masse sia del buco nero iniziale che della stella che lo circonda, e dalla quantità di elementi più pesanti nella stella. Il documento prende in considerazione vari scenari, ma ci sono troppe possibilità per coprirli tutti.