Una serie di ricerche hanno dimostrato che i lattobacilli, batteri presenti negli alimenti fermentati e nello yogurt, possono aiutare a prevenire e alleviare i sintomi della depressione e dell’ansia. I ricercatori della School of Medicine dell’Università della Virginia hanno scoperto questi meccanismi sulla base di ricerche precedenti in cui i topi esposti ai batteri Lactobacillus avevano invertito la loro depressione. Le diete mirate al microbioma intestinale possono, dunque, migliorare i disturbi cerebrali. I microbi dell’intestino di roditori stressati sono stati trasferiti a roditori privi di germi, che hanno iniziato ad assumere comportamenti legati all’ansia e alla depressione. Quelli senza lattobacilli nell’intestino, in particolare, hanno mostrato una maggiore risposta allo stress e livelli più bassi di un fattore immunitario noto come interferone gamma, coinvolto nella regolazione della risposta allo stress.
La scienza conosceva già la relazione tra microbiota intestinale e cervello: i microbi intestinali influenzano i segnali provenienti dal sistema nervoso centrale. Quando presenti in grandi quantità, sono soprattutto i lattobacilli a modulare questa comunicazione nella produzione di neurotrasmettitori come la serotonina e l’acido gamma-aminobutirrico (GABA), importanti per la regolazione dell’umore. Pertanto, l’intestino viene spesso chiamato il “secondo cervello”. I lattobacilli riducono anche l’infiammazione intestinale, che può contribuire indirettamente al miglioramento della salute mentale. Questo, ovviamente, non vuol dire che il semplice consumo di yogurt possa curare determinati disturbi. L’ideale è applicare nella dieta alimenti ricchi di Lattobacilli, soprattutto probiotici, come atteggiamento complementare ai trattamenti psicologici e psichiatrici. L’alimentazione è solo un aspetto della salute mentale, regolata anche dall’esercizio fisico, da un sonno adeguato e da tecniche di gestione dello stress. Gli integratori probiotici con lattobacilli potrebbero presto essere prescritti dai professionisti della salute mentale, ma, ovviamente, come intervento terapeutico complementare.
Fonti:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6469458/
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0889159123003343?via%3Dihub