L’apparizione del fenomeno a quelle latitudini avrebbe rappresentato un evento molto raro.
Un evento descritto negli Annali di bambù, un’antica cronaca della storia cinese, è considerato da alcuni come la descrizione di un’aurora polare. Con una datazione di quasi 3.000 anni, si tratterebbe del primo resoconto di un evento del genere mai individuabile cronologicamente. Una tale scoperta potrebbe avere un valore scientifico, oltre che storico, poiché l’ubicazione della sorgente implica una tempesta geomagnetica particolarmente potente. Gli Annali di bambù raccontano la storia dello sviluppo della Cina dalle prime leggende al 299 a.C. Gli Annali furono sepolti in una tomba per quasi 600 anni e riscoperti, insieme a molti altri testi classici, nel III secolo d.C. Una porzione si riferisce ad un oggetto di grande interesse nel cielo del nord. Marinus van der Sluijs, studioso del Museo di Archeologia e Antropologia dell’Università della Pennsylvania e Hisashi Hayakawa dell’Università di Nagoya, hanno analizzato questo testo per Advances in Space Research. Dai risultati della ricerca è emerso che l’evento trattato era probabilmente un’aurora. Van der Sluijs e Hayakawa spiegano che l’aurora si è verificata nel 977 o nel 957 aC, anno più o anno in meno, in base ai riferimenti che si sono visti nel diciannovesimo o nell’ultimo anno del regno del re Zhāo.
Se confermata la datazione, l’evento precederebbe di ben 300 anni i più antichi testi descrittivi dell’attività aurorale riportati fino ad oggi. “Abbiamo localizzato il sito di osservazione intorno a Hàojīng”, scrivono. Sebbene il polo nord magnetico fosse considerevolmente più vicino alla Cina nel X secolo a.C. di quanto non lo sia ora, si sarebbe trovato comunque a quasi 40 gradi dal polo. Solo una grande esplosione sul Sole produrrebbe un evento abbastanza luminoso da essere visibile a quella distanza da un polo. Un’aurora corrispondente alla descrizione in Hàojīng non sarebbe senza precedenti, ma rappresenterebbe comunque un evento raro, motivo per il quale si è pensato che valesse la pena registrarla. Le tempeste solari che interagiscono con l’atmosfera producono isotopi radioattivi distintivi. Gli studi sulla loro concentrazione nei sedimenti indicano una grande pausa nell’attività solare, simile al minimo di Maunder del 17° secolo, tra l’810 e il 720 a.C. evento conosciuto anche come Grande Minimo. Probabili descrizioni delle aurore iniziano ad apparire nei testi assiri e babilonesi non molto tempo dopo, insieme a un possibile riferimento nella Bibbia. Se van der Sluijs e Hayakawa hanno ragione, gli Annali di bambù, forniscono, dunque, l’unico resoconto databile che abbiamo prima del Gran Minimo. La scoperta potrebbe aiutarci a datare i tempi minimi dei picchi solari. Il racconto negli Annali di bambù è stato studiato affondo in precedenza. Per molti, in passato, l’evento descritto era attribuibile a una stella cometa o alle luci polari. L’identificazione è stata confusa anche perché ci sono due versioni degli Annali, che si riferiscono all’evento rispettivamente come una “stella sfocata” o una “luce a cinque colori” nel cielo settentrionale. Van der Sluijs e Hayakawa considerano quest’ultimo riferimento il più autentico ed accostabile ad un’aurora.