Tracce di antico DNA sono state scoperte all’interno delle ossa fossili di una tartaruga estinta datate 6 milioni di anni fa. Questa scoperta suggerisce che il materiale genetico potrebbe durare molto più a lungo di quanto si pensasse in precedenza. Il fossile è stato trovato lungo la costa caraibica di Panama ed è composto da un guscio rotto, mentre lo scheletro rimanente è andato perduto. Si ritiene che appartenga a una specie di tartaruga del genere Lepidochelys, che comprende le tartarughe marine di Kemp e le tartarughe marine di Olive che vivono ancora oggi. Non è ancora possibile determinare con certezza la specie esatta del fossile, ma si sospetta che appartenesse a una specie estinta di recente scoperta.
In uno studio recente, gli scienziati hanno spiegato come abbiano trovato tracce di DNA conservato nelle cellule ossee della tartaruga, chiamate osteociti. Osservando gli osteociti al microscopio, il team ha notato strutture interne simili a nuclei. Poiché il nucleo è l’organello che contiene il DNA nelle cellule, è stato effettuato un test per verificare la presenza del materiale genetico e, sorprendentemente, è risultato positivo. Fino ad ora, questa presenza di DNA conservato era stata segnalata solo in due fossili di dinosauri, tra cui uno di Tyrannosaurus rex, ha dichiarato il dottor Edwin Cadena, autore dello studio dell’Universidad del Rosario di Bogotá, Colombia, e ricercatore associato presso l’Istituto di Ricerca Tropicale Smithsonian a Panama.
Sebbene questo risultato del test sia una prova abbastanza valida che il materiale genetico si trova negli osteociti del guscio della tartaruga, non è una prova diretta. Per confermare la presenza di materiale genetico, i ricercatori avrebbero dovuto identificare direttamente il DNA e sequenziarlo. Fino ad ora, il DNA più antico che è stato recuperato e sequenziato proviene da un mammut di 1,2 milioni di anni trovato nel permafrost siberiano. La presenza di DNA nella tartaruga antica, che è cinque volte più vecchia, suggerisce che il materiale genetico potrebbe potenzialmente rimanere conservato per milioni e milioni di anni, anche in ambienti più caldi che non sono favorevoli alle molecole di DNA. Questi dati sfidano i paradigmi tradizionali della conservazione biomolecolare e dimostrano il potenziale del DNA a persistere in campioni che sono sia di milioni di anni fa che provengono da latitudini più basse, scrivono gli autori dello studio.
Comprendere la genetica della tartaruga antica Lepidochelys sarebbe particolarmente interessante poiché si sa molto poco sulla loro storia o evoluzione. Oggi vivono solo sette specie di tartarughe marine e la maggior parte di esse sta affrontando una miriade di minacce alla loro esistenza. I fossili caraibici di Panama che sono stati recuperati nel corso degli anni stanno contribuendo a riscrivere la storia dei vertebrati marini dell’istmo, ha spiegato Carlos De Gracia, coautore dello studio e dottorando affiliato all’Istituto di Ricerca Tropicale Smithsonian finanziato dall’Ufficio per la Scienza e la Tecnologia di Panama. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Vertebrate Paleontology.
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