Gli archeologi hanno portato alla luce 50 gioielli unici durante gli scavi in corso a Claterna, l’antico sito romano conosciuto come la “Pompei del Nord”. Insieme ai gioielli sono state rinvenute anche 3.000 monete. Ancora più significativa è la scoperta di 50 gemme incise, suggerendo la possibile presenza in città di un laboratorio specializzato nella loro produzione.
Nello scavo del sito archeologico di Claterna, strategicamente situato lungo la via Emilia tra le colonie Bononia (Bologna) e Forum Cornelii (Imola), gli archeologi hanno fatto scoperte straordinarie che promettono di trasformare questo luogo in un parco archeologico senza precedenti nel Nord Italia. Il gioiello del ritrovamento, però, è un eccezionale ‘quinarius’, risalente al 97 a.C. La scoperta è stata annunciata sulla pagina web del Ministero dei Beni Culturali. “Siamo di fronte alla più grande area archeologica non stratificata del Nord Italia”, ha affermato nella nota Lucia Borgonzoni, sottosegretario di Stato italiano al Ministero della Cultura. “Vista l’importanza e la quantità dei reperti portati alla luce finora, si può probabilmente parlare di una Pompei del nord”. Lucia Borgonzoni ha affermato che “dai reperti provengono materiali molto preziosi e significativi”. Il ritrovamento di monete d’argento e di gemme colorate, presumibilmente di produzione locale, suggerisce che Claterna non fosse solo un centro di transito, ma anche un vivace centro commerciale. Gli archeologi hanno anche portato alla luce dozzine di gemme colorate incise con le sembianze di varie divinità e importanti strutture, compreso lo stesso teatro. Finora i ricercatori hanno scavato solo circa un decimo, ovvero circa 18 ettari, della città; proseguiranno gli scavi nel sito. Il ministero spera di restaurare il teatro in futuro. L’obiettivo dichiarato è trasformare Claterna da sito archeologico in parco archeologico di importanza internazionale. Con una vastità di 18 ettari, Claterna si candida a diventare il più grande sito non stratificato del Nord Italia. Il sottosegretario Borgonzoni ha sottolineato il carattere unico del sito, annunciando il finanziamento da parte del Ministero dei Beni Culturali di nuovi interventi, con uno stanziamento di circa 450.000 euro per il periodo 2022-2024.
Nato probabilmente come punto cruciale di sosta tra le due principali colonie, Claterna, come molti altri insediamenti lungo la via Emilia, occupava una posizione regolare, corrispondente ad una giornata di marcia per le legioni romane. La sua posizione tra la frazione Maggio e il torrente Quaderna gli conferiva importanza strategica nella viabilità romana. Con l’inizio della colonizzazione romana della Gallia Cisalpina e la costruzione della Via Emilia, Claterna vide la luce come risultato della convergenza di un altro importante percorso, forse la Via Flaminia Minor, che attraversava l’Appennino e collegava la via Emilia ad Arezzo . Fondata agli inizi del II secolo aC, Claterna si sviluppò inizialmente come un modesto villaggio, ottenendo successivamente lo status di municipium nel I secolo aC. e divenendo capoluogo di un’area compresa tra i torrenti Idice e Sillaro Come molte città dell’Impero Romano, Claterna iniziò il declino durante la tumultuosa crisi del III secolo. Toccata dagli impatti economici e politici delle istituzioni romane, insieme alle incursioni barbariche che caratterizzarono l’epoca, la città vide un progressivo impoverimento e calo demografico. Questo processo culminò nell’abbandono definitivo tra il V e il VI secolo, nel periodo successivo alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Claterna si trasformò in un raro esempio di città scomparsa in Emilia-Romagna. Gli archeologi, affondando le loro pale nella terra ricca di storia di Claterna, hanno riportato alla luce un patrimonio unico. Tra i tesori riportati alla luce vi è una villa romana con mosaici straordinariamente conservati e testimonianze delle antiche arature che ancora solcano la terra.