Nati attraverso ripetuti cicli di bagnato-asciutto susseguiti sul pianeta primordiale, potrebbero essere stati particolarmente favorevoli allo sviluppo di molecole organiche alla base dell’emergere della vita.
Mentre l’esplorazione di Marte continua senza sosta, il programma Mars Sample Return destinato a riportare sul nostro pianeta dei campioni del suolo marziano tra circa un decennio, una nuova ricerca pubblicata su Nature ha individuato la prima prova tangibile di cicli di bagnato-asciutto sul pianeta primordiale, una condizione ritenuta importante per l’evoluzione delle molecole organiche per la nascita della vita. I dati usati dagli esperti, ottenuti dal rover Curiosity della NASA che, in precedenza, aveva individuato delle tracce organiche nella sabbia e nel fango asciugato, hanno infatti consentito di analizzare l’antico modello di crepe (motivi geometrici composti da pentagoni e esagoni) tra rocce fangose risalenti a 3,6 miliardi di anni fa. “Con il prosciugarsi del fango, si formano crepe a forma di T, come quelle fotografate da Curiosity a Old Soaker, sulle pendici del Monte Sharp – dichiarano – gli esperti. Quelle strutture rappresentano la prova che il fango si è prosciugato una sola volta. Al contrario, le esposizioni continue all’acqua provocano la nascita di nuove crepe, che fanno ”ammorbidire” le T per farle assumere una forma a Y, formando infine un motivo esagonale”. Questi motivi poligonali, che suggeriscono dei continui cicli di bagnato-asciutto, sono stati analizzati dal rover Curiosity al Gale Crater, che probabilmente era un antico lago marziano ormai asciugato. L’alternanza di cicli di bagnato-asciutto, come conseguenza dei ripetuti prosciugamenti e inondazioni, può dunque essere all’origine dello sviluppo delle crepe nel letto del lago, in cui si ci sono altissime concentrazioni di sale, che portano alla cristallizzazione dei minerali che rimangono in seguito all’evaporazione e alla cementazione dei sedimenti.
“Quando queste sostanze organiche sono spinte sempre più vicini dall’aumentare della salinità, possono iniziare a polimerizzare e formare catene più lunghe, producendo le condizioni per una chimica spontanea che può avviare la complessa evoluzione chimica che potrebbe portare agli organismi viventi – ha spiegato Juergen Schieber, professore presso il Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Atmosfera del College of Arts and Sciences dell’Università dell’Indiana a Bloomington e co-autore dello studio. Sapendo da ricerche precedenti che i residui dell’essiccazione del bacino dovrebbero essere minerali (solfato di calcio e magnesio), gli esperti hanno usato lo strumento “Chemcam” per analizzare le creste cementate e confermare la loro composizione chimica. Queste formazioni possono quindi essere lette come il prodotto di ripetuti cicli di bagnato-asciutto, all’origine dei minerali precipitati, impilati uno sopra l’altro nel tempo, in strutture che potrebbero aver favorito l’evoluzione delle molecole organiche presenti nelle salamoie residue e che potrebbero aver consentito la nascita di forme di vita.