Una nuova ricerca ha invertito con successo la perdita dell’udito nei topi. Gli scienziati hanno utilizzato un approccio genetico per correggere la sordità nei topi, ripristinando le loro capacità uditive nelle gamme di frequenze basse e medie.
La ricerca, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences , ha utilizzato un approccio genetico per correggere la sordità nei topi con un gene Spns2 difettoso , ripristinando le loro capacità uditive nelle gamme di frequenza bassa e media. I ricercatori affermano che questo studio suggerisce che i danni all’udito derivanti dalla ridotta attività genica possono essere reversibili. Oltre la metà degli adulti di 70 anni soffre di una significativa perdita dell’udito. L’udito alterato è associato a una maggiore probabilità di soffrire di depressione e declino cognitivo, oltre ad essere un importante campanello dall’allarme per la demenza. Sebbene gli apparecchi acustici e gli impianti cocleari possano essere utili, non ripristinano la normale funzione uditiva e non arrestano nemmeno la progressione della malattia nell’orecchio. Esiste un significativo bisogno di approcci medici che rallentino o invertano la perdita dell’udito. I ricercatori in questo studio hanno allevato topi con un gene Spns2 inattivo . Ai topi è stato quindi fornito uno speciale enzima a diverse età per attivare il gene dopo il quale il loro udito è migliorato. Ciò si è rivelato più efficace quando Spns2 è stato attivato in giovane età, con gli effetti positivi dell’attivazione genica.
La professoressa Karen Steel, docente di funzioni sensoriali presso King’s IoPPN e autrice senior dello studio, ha dichiarato: “Le malattie degenerative come la perdita progressiva dell’udito sono spesso ritenute irreversibili, ma abbiamo dimostrato che almeno un tipo di disfunzione dell’orecchio interno può essere invertito. Abbiamo usato un metodo genetico per mostrare questa inversione come prova di concetto nei topi, ma i risultati positivi dovrebbero incoraggiare la ricerca su metodi come la terapia genica o farmaci per riattivare l’udito nelle persone con un tipo simile di ipoacusia“. La dott.ssa Elisa Martelletti, prima autrice dello studio di King’s IoPPN, ha dichiarato: “Vedere i topi un tempo sordi rispondere ai suoni dopo il trattamento è stato davvero emozionante. È stato un momento cruciale, che ha dimostrato il potenziale tangibile di invertire la perdita dell’udito causata da geni difettosi. Questo rivoluzionario Lo studio apre nuove possibilità per la ricerca futura, alimentando la speranza per lo sviluppo di trattamenti per la perdita dell’udito”.