Una grande espulsione di massa coronale è stata rilevata simultaneamente su Terra, Luna e Marte. In un nuovo studio realizzato da un team di scienziati, gli autori sottolineano che il fenomeno si è diffuso su un’area così vasta che, quando si è verificato, ha colpito sia Marte che la Terra che si trovavano ai lati opposti del Sole, separati da circa 250 milioni di chilometri. Le particelle solari hanno energia sufficiente per attraversare la magnetosfera, la protezione magnetica che circonda la Terra e che ci protegge dalle tempeste magnetiche. Poiché la Luna e Marte generano dei propri campi magnetici deboli, le particelle del Sole possono raggiungere più facilmente la superficie di questi pianeti. D’altra parte, Marte ha un’atmosfera che, sebbene sottile, è in grado di proteggere la superficie dalla maggior parte delle particelle solari meno energetiche e di rallentare quelle con energia più elevata. L’evento solare è stato registrato da una serie di missioni spaziali di diversi paesi: la sonda europea Trace Gas Orbiter (TGO), le missioni NASA Curiosity e Lunar Reconnaissance Orbiter, il lander cinese Chang’e 4 e l’orbiter tedesco Eu:CROPIS.
LRO ha ricevuto radiazioni dall’espulsione di massa coronale mentre orbitava intorno alla Luna e ha registrato una dose di soli 31 milligray (10 gray è la quota di radiazioni considerata mortale per un astronauta). I dati di TGO e del rover Curiosity mostrano la protezione fornita dall’atmosfera di Marte: TGO ha registrato solo 9 milligray e il rover 0,3. Per Jingnan Guo, uno degli autori dello studio, i calcoli dei precedenti GLE mostrano che, in media, un evento ogni 5,5 anni può superare il dosaggio di radiazioni sicuro sulla Luna se non vengono utilizzati schermi. “Fortunatamente, diverse missioni planetarie dispongono di rilevatori di radiazioni, i cui dati contribuiranno agli studi sull’accelerazione e la propagazione delle particelle energetiche. “Comprendere questi eventi è fondamentale per le future missioni con equipaggio sulla superficie della Luna“, ha affermato il team di esperti. Fortunatamente, diverse missioni planetarie dispongono di rilevatori di radiazioni, i cui dati contribuiranno agli studi sull’accelerazione e la propagazione delle particelle energetiche.
Fonte:
https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1029/2023GL103069