Sferule di origine interstellare scoperte nell’Oceano Pacifico

I frammenti di IM1, considerata la prima meteora interstellare, potrebbero essere stati trovati dai ricercatori durante una spedizione nell’Oceano Pacifico. Per gli esperti sono 40 le sferule provenienti dall’esterno del Sistema Solare. Una scoperta che, in realtà, è stata messa in dubbio da altri scienziati i quali sono alquanto scettici sulle origini dei frammenti. Designata CNEOS 2014-01-08, la meteora in questione è entrata nell’atmosfera terrestre nel 2014, ma è stato solo nel 2019 che è stata svelata la sua possibile origine. Quell’anno, i ricercatori Avi Loeb e Amir Siraj hanno lavorato con alcuni dati pubblicati dal governo degli Stati Uniti concludendo che l’oggetto aveva una velocità sufficientemente elevata da indicare una provenienza dallo spazio interstellare. Nonostante la segretezza delle informazioni, il governo degli Stati Uniti ha successivamente confermato i dati. Quindi, i due esperti hanno ricostruito l’area in cui è esplosa la meteora e sono partiti per un viaggio alla ricerca dei suoi frammenti. Con uno strumento magnetico, hanno trovato pezzi di ferro e perline Per Alan Fitzsimmons della Queen’s University. Ad essere scoperte da Loeb sono delle sferule. Misurano meno di un millimetro e, secondo lui, hanno una composizione diversa da quella conosciuta sulla Terra. “Non entrerò nei dettagli fino a quando non avremo terminato l’analisi del suolo, ma abbiamo trovato modelli compositivi che si discostano da ciò che è stato registrato in passato“, ha spiegato.

Sferule di origine interstellare scoperte nell’Oceano Pacifico

Secondo Loeb, alcuni degli elementi più abbondanti nei campioni sono estremamente rari sul nostro pianeta, mentre altri sono del tutto assenti: è il caso del nichel, un elemento che di solito è presente fino al 10% dei meteoriti di ferro. Il rapporto può essere insolito, ma per altri astronomi non dimostra che le sferule provenissero da un oggetto interstellare. “Non è come le altre sferule prodotte dalla caduta di meteoriti, ma non lo sappiamo ancora“, ha osservato David Jewitt dell’Università della California. “E in realtà, c’è un’ampia dispersione nell’abbondanza di nichel nelle altre meteore, specialmente quelle nell’oceano.’‘ In ogni caso, Loeb e i suoi colleghi intendono portare il materiale per l’analisi spettroscopica. In pratica vogliono identificare gli isotopi presenti e, a seconda dei loro rapporti con quelli di altri meteoriti, potrebbero aiutare a rivelare da dove provengono i frammenti.