Con oltre 192mila fulmini, la tempesta innescata dall’eruzione dell’Hunga Tonga-Hunga Ha’apai risulta la più potente mai osservata.
Ben 192.000 fulmini si sono prodotti dalla colonna di cenere e vapore in appena 11 ore durante una singola eruzione. Con punte di 2.615 al minuto, la tempesta di fulmini analizzata è la più intensa mai vista sul nostro pianeta. Ma non solo: ha anche prodotto il fulmini più lunghi mai visti. Il tutto si è prodotto durante l”eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, che risulta, ad oggi, la più potente eruzione del secolo, che ha creato una colonna di cenere, acqua e gas di altezza di oltre 58 chilometri. “L‘eruzione ha provocato una tempesta da record, come non ne avevamo mai osservate prima“, spiega la vulcanologa Alexa Van Eaton, dell’United States Geological Survey (USGS). La scoperta è stata possibile attraverso una combinazione di letture ottiche e radio, raccolte come un unico set di dati. Gli strumenti utilizzati misuravano la radiazione elettromagnetica sia nelle frequenze visibili che radio, compresi i satelliti in orbita e le antenne radio a terra che erano in grado di rilevare impulsi di corrente elettrica. I dati hanno permesso di ottenere una simulazione in tempo reale della tempesta di fulmini che si stava verificando sopra Hunga, nonostante l’immensità e la densità della colonna di cenere che si stava espandendo. Le osservazioni hanno mostrato che l’eruzione è durata più a lungo di quanto si pensasse inizialmente, contenendo quasi mezzo miliardo di impulsi elettrici.
Ma come si formano i fulmini vulcanici? Durante un’eruzione vulcanica, l’intenso calore e la pressione generati dal magma in movimento portano alla frammentazione delle rocce e dei materiali circostanti. Questa frammentazione produce un’enorme quantità di cenere vulcanica, gas e particelle cariche, che vengono spinte verso l’alto nella colonna eruttiva. Man mano che la colonna eruttiva si solleva nell’atmosfera, le particelle cariche si separano e iniziano a interagire tra loro. Le particelle cariche elettricamente si attraggono e respingono reciprocamente, generando campi elettrici intensi. Questi campi elettrici possono diventare così potenti da superare la resistenza dell’aria e provocare la formazione di scariche elettriche sotto forma di fulmini vulcanici. Questi fulmini possono essere sia intranubi, ossia tra le particelle cariche all’interno della nuvola vulcanica, che nuvolari, quando si propagano verso l’esterno della colonna eruttiva. I fulmini vulcanici sono spesso accompagnati da un forte rombo di tuono e da una luce brillante, simili ai fulmini atmosferici. Tuttavia, presentano alcune caratteristiche distintive. I fulmini vulcanici sono solitamente più brevi e più intensi rispetto ai fulmini atmosferici. Questo è dovuto alla presenza di particelle cariche più dense all’interno della nuvola vulcanica, che aumentano la probabilità di collisione e di generazione di fulmini. Inoltre, i fulmini vulcanici possono produrre raggi infrarossi, ultravioletti e persino raggi X, rendendoli un fenomeno elettromagnetico complesso e affascinante. Lo studio dei fulmini vulcanici riveste un’importanza fondamentale per comprendere meglio le eruzioni vulcaniche e il loro impatto sull’ambiente circostante. La mappatura dei fulmini vulcanici può fornire informazioni preziose sulla struttura e la dinamica delle nuvole vulcaniche, consentendo agli scienziati di monitorare le eruzioni e prevedere i loro effetti. Inoltre, la ricerca sui fulmini vulcanici contribuisce alla nostra comprensione dei processi elettrici che si verificano nell’atmosfera terrestre e nei sistemi planetari in generale.