Il sorvolo ha spinto la sonda BepiColombo a 240 chilometri di distanza dalla superficie del pianeta.
Durante il suo flyby su Mercurio effettuato il 19 giugno, la sonda BepiColombo ha rivelato la superficie del pianeta, ricoperta da crateri, incluso una voragine che ha anche ricevuto un nome. La missione nippoeuropea lanciata nel 2018 si sta avvicinando al traguardo del suo viaggio, durato 7 anni, nel quale ha attraversato l’area interna del Sistema Solare. BepiColombo si è affidato sulla gravità terrestre e venusiana e dello stesso Mercurio. L’obbiettivo è di rallentare sufficientemente da potersi spostare dall’orbita del Sole a quella di Mercurio nel 2025. Una delle ultime manovre gravitazionali si è svolta lunedì e ha visto BepiColombo avvicinarsi a 236 chilometri dal pianeta. Gli scienziati hanno sfruttato l’opportunità per realizzare misurazioni dell’ambiente vicino a Mercurio e realizzare immagini della sua superficie.
L’ESA ha pubblicato la prima di queste nuove foto martedì, meno di 24 ore dopo il flyby, avvenuto lunedì alle 21:34 ora italiana. Le immagini mostrano ciò che l’Agenzia Spaziale Europea ha definito come una “ricchezza geologica“: un insieme di crateri, vecchie creste vulcaniche e colate di lava. Una delle caratteristiche che più ha incurisito gli esperti è la presenza di un cratere che ha appena ricevuto un nuovo nome: Edna Manley, in onore di un’artista giamaicano/britannica morta nel 1987. “Durante la pianificazione dell’immagine per il sorvolo, abbiamo capito che questo gigantesco non aveva ancora un nome,” ha dichiarato David Rothery, docente di geoscienze planetarie alla Open University del Regno Unito e membro del team ”BepiColombo dello science imaging”. “Risulterà interessante per gli esperti che si occupano di BepiColombo in futuro, perché ha analizzato del ‘materiale a bassa riflessione’ scuro, forse un residuo della prima crosta ricca di carbonio del pianeta. Il fondo del bacino si è riempito di lava liscia, un fattore dimostra un’attività vulcanica prolugata“. La sonda ha anche immortalato la scarpata Beagle Rupes, una scogliera di oltre 600 chilometri nata miliardi di anni fa quando il pianeta, ancora giovane, si è raffreddato contraendosi. Beagle Rupes è stata individuata dalla missione della NASA Messenger che ha orbitato intorno al pianeta tra il 2011 e il 2015, e ora gli esperti attendono di confrontare le immagini. Le nuove fotografie mostrano anche una straordinaria ricchezza di antichi bacini da impatto inondati di lava vulcanica durante il primo miliardo di anni di vita del corpo celeste, quando aveva ancora una tettonica attiva. “Si tratta di un’area molto interessante per analizzare l’evoluzione tettonica del piccolo pianeta,” ha spiegato Valentina Galluzzi, del team di BepiColombo, ricercatrice INAF. “L’interazione tra le scarpate ci mostra che quando Mercurio ha subito il processo di raffreddamento, si è contratto provocando lo slittamento e lo scivolamento della crosta superficiale e producendo una varietà di caratteristiche uniche che analizzeremo attentamente una volta in orbita“. La sonda purtroppo non è riuscita a realizzare delle foto durante il massimo avvicinamento, poiché in quel momento era di fronte al lato notturno. Gli scatti più vicini sono stati realizzati ad una distanza di 3.500 chilometri circa venti minuti dopo il flyby. La missione BepiColombo si compone di 2 orbiter, impilati uno sopra l’altro, dunque alcuni degli strumenti sono nascosti in questa fase, tra le quali le fotocamere più potenti ad alta risoluzione. Gli scatti sono stati realizzati dalle 3 cam di monitoraggio (realizzate in origine per analizzare il dispiegamento del pannello solare del veicolo dopo il lancio) ed hanno una risoluzione molto bassa, pari a 1024 x 1024 pixel. Il veicolo spaziale ha usato queste camere per immortalare diverse immagini del viaggio spaziale tra cui il sorvolo della Terra nel 2020, 2 sorvoli effettuati su Venere nel 2020 e nel 2021 e 2 precedenti di Mercurio nel 2021 e nel 2022. Nel prossimo futuro ci saranno altri tre sorvoli di Mercurio, prima che la sonda venga attratta fatalmente dalla gravità del pianeta nel dicembre del 2025.