Scoperti nel Mediterraneo tre nuovi relitti risalenti al 100 a.C.

relitti Keith Reef
Fonte: Twitter/@MarineInsight

Lo scorso anno un gruppo di archeologi subacquei provenienti da 8 nazioni, ha fatto una straordinaria scoperta: ovvero nelle insidiose acque del Mediterraneo, precisamente a Keith Reef tra Sicilia e Tunisia, hanno trovato tre nuovi relitti. In modo particolare, uno dei relitti scoperti è piuttosto antico e risale tra il 100 a.C. e il 200 d.C., mentre i restanti due pare appartengano alla fine del 19° o l’inizio del 20° secolo.

Il team di ricercatori proviene da: Algeria, Croazia, Egitto, Francia, Italia, Marocco, Spagna e Tunisia, e nella loro ultima missione coordinata dall’UNESCO ed eseguita a Skerki Bank, ossia un’area lunga circa 200 miglia nautiche situata tra le coste della Sicilia e Tunisia nel Mar Mediterraneo, ha scoperto tre nuovi relitti. Gli archeologi hanno poi presentato i loro risultati in una conferenza stampa presso la sede dell’UNESCO a Parigi.

La storia racconta che quest’area era uno dei principali canali di spedizione tra i più trafficati al mondo, che forniva una rotta commerciale diretta tra la grande città di Cartagine e l’Impero Romano. Inoltre, la zona ha anche ospitato più recentemente, vari conflitti navali durante la seconda guerra mondiale.

Keith Reef
Fonte: Twitter/@Gizmodo

I ricercatori hanno utilizzato un sonar multibeam e veicoli subacquei telecomandati (ROV), mappando il fondo marino e scoprendo i tre relitti navali che giacciono su di esso. I nuovi relitti trovati si trovano vicino a Keith Reef, una regione piuttosto insidiosa della Skerki Bank che, secondo un comunicato dell’UNESCO, confina a nord con la Sicilia e a sud-ovest con la Tunisia. In alcuni punti Keith Reef va quasi a toccare la superficie del Mar Mediterraneo, rendendo particolarmente difficile la navigazione delle navi.

Come riportato da ‘gizmodo.com’, Alison Faynot, archeologia dell’UNESCO, ha così dichiarato: “Quando abbiamo trovato le nuove navi è stata una sensazione di sollievo per tutto lo sforzo che tutti abbiamo fatto e che ci sono ancora cose da imparare da un’area così pesantemente saccheggiata e che c’è ancora qualcosa da proteggere”.

Infine, l’UNESCO ha così sottolineato in una dichiarazione: “Il patrimonio subacqueo è vulnerabile allo sfruttamento, alla pesca a strascico e alla pesca, al traffico e agli impatti dei cambiamenti climatici, quindi questa missione mirava a delimitare la zona precisa in cui si trovano molti relitti e a documentare tutti i manufatti”.